Oggi sono 5 anni che l’eterologa è legale in Italia. Ma da fine aprile rischia di non potersi più fare, in molti centri. A dare l’allarme Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni e avvocata che con ricorsi ha portato a sentenze che negli anni hanno cambiato volto alla legge 40 e autorizzato la pratica della fecondazione eterologa anche nel nostro paese, all’uso di ovociti e gameti maschili esterni alla coppia.
Gli ultimi dati ufficiali parlano di oltre 1500 bambini nati in un anno Italia grazie alla fecondazione con gameti esterni alla coppia, con crescita esponenziale del 120% ogni 12 mesi. Una scelta, fatta da aspiranti genitori in cui uno dei due è sterile, già difficile per la mancanza di gameti femminili, e che rischia di diventare a fine mese veramente problematica. Con centinaia persone costrette come in passato ad andare all’estero, pagando.
Per quale motivo l’eterologa rischia lo stop? “Le normative sulle autorizzazioni per i centri che applicano le tecniche di fecondazione eterologa prevedono il completamento, entro il 29 aprile, delle verifiche che il Centro nazionale trapianti (Cnt) insieme alle Regioni avrebbe dovuto effettuare su tutto il territorio. Ma non tutte le strutture, per problemi organizzativi, hanno ottenuto il via libera. C’è già stata una proroga a questo termine, ma ne serve una seconda, altrimenti sarà bloccata anche l’importazione dei gameti. E i centri che potranno continuare a lavorare saranno molto pochi”.
A 5 anni dalla sentenza della Consulta, convinta dalle storie di persone comuni raccolte e difese dalla Gallo nei ricorsi, l’avvocata traccia il quadro della situazione, con toni preoccupati. La politica è infatti ancora una volta in ritardo. Un solo esempio: “La legge di bilancio 2014 aveva previsto la costituzione di un registro nazionale dei donatori di cellule riproduttive di cui ancora oggi non sappiamo nulla, pur essendoci stati i pareri positivi del Garante privacy e del Consiglio di Stato.
C’è ancora poco corretta informazione, non ci sono campagne, come invece aveva promesso l’allora ministro della Salute Lorenzin, sulla donazione di ovociti. Ora tutte le eterologhe vengono fatte con ovociti arrivati dall’estero perché in Italia non ci sono donatrici. E anche se ci fossero donne disponibili a donare, manca il tariffario sulle prestazioni necessarie per renderla attuabile: dallo screening alla stimolazione ovatica. Le tariffe mancano per tutta la Procreazione medicalmente assistita e le Regioni fanno del loro meglio per farsi carico della spesa sostenuta, ma certamente la cosa si complica quando si parla di donazione di gameti”.
Ora l’eterologa è possibile in Italia grazie all’importazione di ovociti dall’estero, osservando le norme internazionali. Viene applicata senza problemi nei centri privati, anche nel pubblico, “ma non in tutte le Regioni, perché ognuna ha percorsi diversi, così spesso le coppie con problemi di infertilità si trovano davanti a molti ostacoli. Manca inoltre la previsione di rimborsi ai donatori, che in altri Paesi non vanno oltre i 1.100 euro, che di certo non significa commercializzare i gameti, cosa che è vietata in tutti i Paesi europei e non solo in Italia” conclude Gallo chiedendo un nuovo rinvio e nuove campagne.
Gallo fa notare infine che “la legge di bilancio 2014 aveva previsto la costituzione di un registro nazionale dei donatori di cellule riproduttive di cui ancora oggi non sappiamo nulla, pur essendoci stati i pareri positivi del Garante privacy e del Consiglio di Stato.
E’ bene sottolineare comunque che l’assenza di questo registro non inficia la donazione dei gameti, perché tutti i centri hanno un proprio registro e non dovranno far altro, una volta costituito quello centrale, che comunicare i dati”. Gallo ricorda infine che il consiglio dei ministri ha recepito la scorsa settimana una direttiva europea “sulla tracciabilità e la sicurezza” delle donazioni di gameti, che indica a quali analisi e screening debbano sottoporsi i donatori.