AGI – Fu per colpa della “demolizione dell’argine e della sua scorretta ricostruzione” nell’ambito dei lavori per la realizzazione della centrale idroelettrica ‘Ortica’che il Lambro esondò a Milano devastando un canile nella zona est della città e provocando disagi e danni ai residenti.
Per questo la Cassazione ha reso definitive le condanne a otto mesi di carcere (pena sospesa), già pronunciate in appello, nei confronti di un funzionario dell’Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, di un progettista della centrale idroelettrica costruita vicina al fiume e del rappresentante legale di una delle società coinvolte nei lavori. I fatti risalgono al novembre del 2014, il reato contestato è quello di ‘inondazione colposa’.
Nel corso di questi dieci anni, spiega una fonte legale all’AGI, si sono svolte 21 udienze in primo grado, due in appello e solo nei giorni scorsi è arrivata la pronuncia della Suprema Corte che chiude la vicenda.
L’alluvione invase le stanze, gli uffici e il laboratorio del canile milanese costringendo gli addetti e i volontari a sforzi immani per mettere al sicuro i circa 300 animali ospitati.
L’evento, si legge nella sentenza, “era perfettamente prevedibile da parte di chi aveva ideato l’opera, ultimata un mese prima dell’alluvione, con interventi non autorizzati sull’argine interessato dalla rottura e la sua scorretta ricostruzione”.
E’ stata respinta una delle argomentazioni delle difese che non si sarebbe potuto prevedere un “rinforzo” perchè l’evento atmosferico sarebbe stato straordinario. “L’avvenuta demolizione e il suo inadeguato ripristino – scrivono gli ‘ermellini’ – ha svolto un essenziale ruolo causale in occasione di un evento atmosferico non anormale che aveva finito per distruggerlo a causa della sua inidoneita’ e instabilita’ tali da ostacolarne la funzione, cosicchè la rottura aveva determinato il ‘deragliamento’ della acque che avevano formato un fiume ‘parallelo’ trasformandosi in un macro fenomeno ingestibile”.