Il fatto non sussiste: sonmo tutti assolti i 9 imputati nel processo sull’eredità di Alberto Sordi. Lo ha deciso il giudice monocratico del Tribunale di Roma, dopo circa due ore di camera di Consiglio. I 9 erano accusati a seconda delle posizioni, di circonvenzione di incapace e ricettazione ai danni di Aurelia Sordi, sorella di Alberto, morta a 97 anni il 12 ottobre 2014. Al centro del contendere una donazione di 2,3 milioni fatta al personale di servizio dall’anziana quando però, secondo l’accusa, era già incapace di intendere e di volere.
Sordi, l’eredità contesa: tesoro da 100 milioni, oltre sessanta i parenti
Per gli imputati il pubblico ministero, Eugenio Albamonte, aveva sollecitato condanne comprese tra i 4 e i 2 anni e mezzo. Al centro del procedimento il contenzioso nato intorno al patrimonio milionario del famoso attore. A processo erano finiti, tra gli altri, il notaio Gabriele Sciumbata, l’avvocato Francesca Piccolella, l’autista dell’attore Arturo Artati e l’avvocato Carlo Farina. Il giudice ha assolto anche cinque dipendenti che lavoravano presso la villa di Sordi e che hanno assistito la sorella Aurelia. «Questo sancisce ancora una volta che il testamento è valido», afferma Nicoletta Piergentili, legale della Fondazione Sordi che era parte civile al processo. Il testamento affidava alla Fondazione l’intero patrimonio che si aggira su una cifra che supera i 50 milioni di euro.
«Accettiamo e rispettiamo la sentenza un conto però sono le donazioni ai domestici, un conto è l’impugnativa del testamento. La partita al tribunale civile è ancora da giocare». Così l’avvocato Andrea Maria Azzaro, legale dei parenti di Alberto Sordi, commenta la decisione del giudice monocratico che ha assolto tutti e nove gli imputati.
Ultimo aggiornamento: 12:40© RIPRODUZIONE RISERVATA