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Erdogan torna più forte, la lira turca recupera. Borse incerte ma senza scossoni

Lug 18, 2016

MILANO – I grandi timori per la riapertura delle Borse mondiali dopo il tentativo di golpe in Turchia sembrano rientrare. I listini mostrano anzi di saper resistere alla nuova ondata di caos e di incognite derivanti dall’evento del fine settimana, che in fin dei conti ha dato nuovo potere in mano a Erdogan. La lira turca, che all’arrivo delle notizie dell’azione dei militari (venerdì sera) aveva registrato un crollo di oltre sei punti percentuali, oggi ha trovato il colpo di reni per recuperare parde di quelle perdite e riportarsi sotto quota 3 contro il dollaro. Non si è poi vista la solita corsa ai beni rifugio, quali oro e yen, che solitamente accompagna le fasi di tensione dei mercati.

Ankara ha promesso di sostenere in ogni modo i mercati finanziari, garantendo liquidità illimitata in caso di bisogno, mentre il vicepremier Mehmet Simsek ha escluso interventi sul mercato dei cambi. D’altra parte, se le Piazze mondiali si erano appena riprese dall shock della Brexit (capace di “bruciare” 4mila miliardi di capitalizzazione globale in soli due giorni), per la Borsa di Istanbul il 2016 era stato finora più che positivo, con un guadagno del 15% circa. Oggi, l’indice principale della Piazza turca chiude in rosso del 7,14%, mentre il rendimento dei titoli decennali schizza in rialzo. I listini europei terminano cauti, ma senza mostrare gli shock che alcuni temevano. Milano chiude piatta (+0,08%) una seduta fatta di alti e bassi, con Mps debole (-1,8%) dopo che Moody’s, venerdì scorso, ha messo sotto osservazione l’istituto in vista di un possibile taglio ai rating sui depositi di lungo termine e sul debito “senior unsecured” a lungo termine. Poco mosse le altre: Londra termina a +0,39%, Parigi lima lo 0,34% e Francoforte lo 0,04%. Wall Street si è fermata in avvio con un minuto di silenzio per onorare gli agenti uccisi a Baton Rouge; quando in Europa chiudono i mercati, il Dow Jones sale dello 0,2% e lo S&P500 lo 0,3%, mentre il Nasdaq si rafforza al +0,6%.

A Piazza Affari si registrano i risultati della battaglia per Rcs, che ha visto trionfare Cairo Communication. L’assemblea del gruppo dell’editore alessandrino vara intanto l’aumento di capitale necessario a versare le azioni ai soci di via Solferino, mentre la cordata antagonista di Bonomi rinuncia a rastrellare il 12,9% di azioni che le è stato consegnato durante l’Opa. Seduta molto positiva per Telecom, con il titolo che sale a 0,69 euro a +2,60% in scia ai giudizi positivi arrivati da Mediobanca che vede un target price a 1,27 euro. Positiva, negli Stati Uniti, la trimestrale di Bank of America che lima gli utili ma fa meglio delle attese.

L’euro chiude poco mosso: la moneta unica viene scambiata a 1,1065 dollari e 117,13 yen. Dollaro/yen in rialzo a 105,85. I mercati non risentono quasi per niente dell’effetto Turchia: sterlina in rialzo a 1,328 dollari. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si restringe leggermente sotto 125 punti con il rendimentio del decennale italiano all’1,2%.

In Giappone, la Borsa di Tokyo è rimasta chiusa, stamane, per festività. L’indice di Shanghai ha chiuso poco sotto la parità (-0,35%), mentre Hong Kong ha guadagnato lo 0,66%. Il petrolio a New York tratta debole: alla chiusura dei mercati europei, il Wti cede il 2% a 45 dollari al barile, mentre il Brent tratta a 46,7 dollari. Oro in lieve calo sui mercati: il metallo con consegna immediata viene scambiato a 1.327 dollari l’oncia con un calo dello 0,8%.

L’agenda macroeconomica odierna è piuttosto scarica, ma la settimana presenta appuntamenti cerchiati in rosso, con in primo luogo il vertice Bce di giovedì 21 luglio e il G20 del 23 e 24 luglio in Cina (l’agenda macro). L’Ocse certifica intanto una crescita del tasso di occupazione per il dodicesimo trimestre consecutivo al 66,8% nel primo trimestre del 2016, in crescita di 0,3 punti percentuali rispetto all’ultimo quarto del 2015. Interessante il bollettino della Bundesbank, che vede il prosieguo del “trend positivo” dell’economia tedesca nonostante la Brexit e invita a rafforzare il fondo Esm per coordinare i salvataggi di Paesi che ne avessero bisogno. La fiducia dei costruttori edili negli Stati Uniti è calata in luglio a 59 da 60 di giugno. Il dato è leggermente inferiore alle attese degli analisti, che scommettevano su 60.

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