MILANO – La Procura di Milano chiede che l’ex ad dell’Eni, Paolo Scaroni, sia condannato a 6 anni e 4 mesi per le presunte tangenti in Algeria: l’accusa è corruzione internazionale.
Oggi il Pm Isidoro Palma ha chiesto 6 anni e 4 mesi di carcere per Scaroni, tra gli imputati per corruzione internazionale al processo in corso a Milano con al centro presunte tangenti pagate in Algeria in cambio di appalti.
Secondo le indagini del pm Fabio De Pasquale, per assicurarsi appalti in Algeria, Saipem, con l’autorizzazione degli ex vertici Eni, avrebbe versato oltre 190 milioni di mazzette in piu’ tranche a pubblici ufficiali algerini. L’allora partecipata dal Cane a Sei Zampe sarebbe riuscita ad aggiudicarsi 7 contratti d’appalto in gare bandite dalla società di Stato algerina Sonatrach, mentre Eni avrebbe ottenuto l’autorizzazione all’acquisto della società canadese First Calgary Petroleum, proprietaria dei diritti di sfruttamento sul territorio algerino.
La Procura ha chiesto anche 900 mila euro di sanzione per la stessa Eni e per Saipem, alla sbarra in qualità di enti per la legge 231 del 2001, e 8 anni per Farid Noureddine Bedjaoui, fiduciario dell’allora ministro algerino dell’Energia, ritenuto con il suo entourage destinatario delle mazzette.
Nella sua requisitoria il pm ha negato a tutti gli imputati le attenuanti generiche, aggiungendo l’aggravante della transnazionalità. Quanto al ruolo di Scaroni e degli altri ex manager della compagnia condannati “hanno utilizzato la controllata (Saipem) per veicolare la tangente, perchè così faceva comodo a Eni”.