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Egitto, « Zaki sequestrato e picchiato per farlo parlare di Giulio Regeni» – Corriere della Sera

Feb 12, 2020
Non ha fatto del male a nessuno

Non facile. Attenti a non sbagliare. I genitori di Zaki pesano i sospiri, sanno che tutto verr letto e spiato, danno in rete un comunicato scarno e accettano d’incontrare solo la stampa italiana, coi media egiziani non vogliamo parlare: nel tinello ogni dichiarazione un consulto con l’avvocato, con un amico di famiglia, con la figlia Murise, 24 anni e un posto in banca, l’unica a sapere l’inglese. Nulla da dire sulle tv governative che accusano Zaki per le sue ricerche bolognesi nel mondo omosex, un reato da queste parti: Vogliono solo sfruttare la situazione e parlano di cose che non sanno…. Meglio chiarire che il ragazzo non un incosciente: Difende le sue libere opinioni, ma conosce bene i limiti. Chiaro, eravamo un po’ preoccupati del suo impegno civile, sapete come sono i giovani, hanno la loro mentalit. Per, quando vedevamo che amava quel che faceva, lo lasciavamo libero. Sempre da ripetere che siamo una famiglia pacifica, nostro figlio non ha fatto nulla di sbagliato e non mai stato una minaccia o un pericolo per nessuno, anzi: ha sostenuto e aiutato molta gente. Che cosa sia successo in aeroporto, un mistero: C’era una denuncia di settembre e lui non ne sapeva niente. L’hanno fermato per quello, per i post su Facebook. E per le sue domande sul caso Regeni: Gli hanno sequestrato tutto: documenti, occhiali, vestiti, passaporto, telefonino, laptop, tesserino universitario. L’hanno interrogato illegalmente per trenta ore. E poi, s, gli hanno chiesto anche dei suoi legami con la famiglia di Giulio Regeni. Li conosce bene? Dal 2016, di quel ragazzo italiano si parla su tutti i social media e anche Patrick conosceva il caso, se n’era interessato. Un legame di famiglia, con le cose italiane: Sa che un bisnonno di Patrick lavorava all’ambasciata italiana al Cairo?. Quindi una carta da usare… Hanno parlato i suoi amici di Bologna, incredibile quanti ne ha dopo cinque mesi. Dal governo italiano, invece, non s’ ancora fatto vivo nessuno. Speriamo che almeno la Chiesa, in Vaticano si preghi per noi. Domani ci sar un’altra visita in carcere: Portiamo a Patrick i libri. Ha chiesto di studiare, vuole essere pronto per gli esami di marzo. La nostra speranza questa sua forza.

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