• 2 Giugno 2024 19:39

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Effetto guerra: 8mila euro in più per una Tesla

Mar 24, 2022

Continuare a ripeterlo è superfluo, ormai lo sappiamo: il settore auto è uno di quelli che “esce” da questi due anni di crisi maggiormente distrutto. Prima la pandemia di Coronavirus e i conseguenti lockdown, poi la carenza di semiconduttori e materie prime e i ritardi nelle consegne. E ora, insieme all’inflazione e alla crisi energetica, ci si è messa anche la disastrosa guerra in Ucraina.

Non per ultimo il problema del prezzo del carburante, che ha subito un’impennata pazzesca nelle ultime settimane, oggi in parte mitigata dall’azione del decreto energia, che ha portato al taglio delle accise da parte del Governo. I problemi si riversano anche sulla produzione di auto elettriche e quindi sulla transizione energetica. I costi di realizzazione delle vetture BEV, già alti, cresceranno inevitabilmente.

Il problema del reperimento del nichel

Il nichel è un materiale indispensabile per la produzione di batterie che alimentano le vetture elettriche, sia le ricaricabili al nichel-cadmio che le moderne celle al litio. In questo complicato e drammatico scenario di guerra, dobbiamo sottolineare che la Russia è uno dei principali produttori di nichel e il terzo fornitore al mondo. Gli approvvigionamenti oggi sono estremamente limitati, a causa dell’invasione dell’Ucraina. Le conseguenze sono ovvie: i costi per la realizzazione delle stesse batterie sono aumentati notevolmente, e questo chiaramente ricadrà anche sui prezzi di listino delle auto, soprattutto elettriche.

Una delle auto prese in analisi da S&P Global Mobility è la Tesla Model Y. Secondo le stime l’elettrica di Elon Musk potrebbe vedere un forte aumento del prezzo, pari addirittura a 8.000 dollari quest’anno. A non è l’unica, anzi, il problema lo vive anche la berlina a zero emissioni tedesca Mercedes EQS che, con il suo battery pack da 107 kWh, potrebbe arrivare a un aumento del prezzo pari addirittura a 11.000 dollari. Un salasso per chi è intenzionato a comprare un’auto elettrica, visti i prezzi di listino già alti rispetto alle stesse vetture con motorizzazione termica. E una mazzata anche per tutto lo sviluppo e la transizione energetica, su cui si spinge molto negli ultimi anni, a favore dell’ambiente.

S&P ha scritto il suo report, in cui evidenzia che questa dinamica dei prezzi delle materie prime “spazzerà via ogni diminuzione di prezzo delle batterie dovuto alle economie di scala e ai progressi tecnologici. È anche chiaro che se queste quotazioni così elevate dovessero confermarsi nel 2023 e oltre, il raggiungimento del punto di pareggio nei prezzi fra le auto convenzionali e quelle elettriche sarebbe notevolmente proiettato in avanti nel tempo”.

C’è una via d’uscita da questa situazione allarmante?

L’unica alternativa possibile, ad oggi, potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo delle batterie litio-ferro-fosfato, che vengono quindi prodotte senza nichel e senza cobalto (ancora più costoso, oltre che molto raro). Si tratta di sistemi sicuramente più economici, anche se in grado di garantire prestazioni inferiori. Tesla in realtà le ha già sfruttate per la realizzazione delle Model 3 e Y prodotte in Cina. Per il tempo della durata dei brevetti, ovvero l’intero anno in corso, non è assolutamente possibile portarle al di fuori della Cina. La situazione potrebbe cambiare solo a partire dal 2023, staremo a vedere gli sviluppi.

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