Ai suoi colleghi l’ha detto chiaro: l’Italia non farà una manovra restrittiva perché sarebbe controproducente, così come è controproducente per l’Europa continuare ad avere una posizione prudente sulla spesa, perché non aiuta a contrastare il rallentamento economico. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri riorienta la posizione dell’Italia all’Ecofin sfruttando l’onda lunga delle parole di Mario Draghi, che ha invitato i Governi a fare di più per sostenere la crescita. Un appello che ha già fatto cambiare atteggiamento all’Eurozona, ora in pressing sulla Germania perché spenda, e a Bruxelles, che apre ad una valutazione più morbida degli investimenti legati alle nuove priorità come la lotta ai cambiamenti climatici. Un contesto promettente per la richiesta che il premier Giuseppe Conte è tornato a fare di scorporare le spese per il green new deal dal computo del deficit. Il clima è cambiato, ma non c’è certo aria di rivoluzione. Ad Helsinki i ministri hanno anche cominciato a parlare di revisione del Patto di stabilità, ma con scarso appetito intorno al tavolo. Eppure la spinta a semplificare le regole è partita dai due capi d’Europa: sia il Nord rigorista che il Sud più morbido sono insoddisfatti dell’attuale assetto. Per motivi diversi, però. I primi perché vedono regole continuamente aggirate, grazie alla flessibilità delle stesse. I secondi perché vorrebbero ancora più margini, non avendo spazio di bilancio. «Dobbiamo evitare uno scenario in cui apriamo la discussione sulla legislazione senza sapere come chiuderla», ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis al termine della riunione.
Manovra, più tempo per tagliare il debito e frenata sulle privatizzazioni
Molti Paesi, ha spiegato, hanno sottolineato come sia opportuno «aprire la discussione sulla legislazione solo se siamo sicuri di chiuderla meglio di com’era». Posizione da sempre della Germania, con la quale ha bloccato ogni riapertura dei Trattati. Ma anche la Francia frena in questo caso, e Gualtieri è realista: «La prudenza non è solo della Francia, ma di tutti noi», ha detto, spiegando che il discorso della revisione delle regole va tenuto su un piano distinto rispetto a quello che l’Italia può fare nella sua politica economica e nella manovra. La prossima legge di Bilancio sarà quindi fatta «all’interno delle regole, che comprendono anche il pieno uso della flessibilità», ricorda il ministro. Punto sottolineato più volte anche dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Tra le righe ci si legge un’apertura all’Italia, anche se, teoricamente, la flessibilità a disposizione era finita. In realtà Bruxelles si sforzerà di andare incontro al Governo cercando nuovi margini, nelle vecchie regole o nelle nuove eccezioni, per consentirgli di attuare il piano di investimenti che ha in cantiere. «Il tema della ‘golden rulè è entrato nella discussione» dell’Ecofin, ed «è emersa la disponibilità della Commissione ad approfondire forme per proteggere e favorire investimenti legati a grandi priorità a partire dal clima», assicura Gualtieri. Il quale, conoscendo le parole che ben dispongono la Ue, promette di mettere il debito su un percorso di discesa. Obiettivo che non potrà però essere raggiunto contando sulla massiccia operazione legata alle privatizzazioni come previsto dal precedente governo: «quelle cifre (1%, circa 18 miliardi, ndr) sono irrealistiche», ribadisce il titolare di via XX Settembre. Toccherà al commissario Paolo Gentiloni trovare il modo per far passare le richieste italiane, anche se «non sarà commissario alla flessibilità dell’Italia ma al rilancio dell’Europa», ha chiarito il ministro. Perché «non chiediamo eccezioni per l’Italia ma vogliamo concorrere con la nostra autorevolezza al rilancio del progetto Ue».
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