Diversi valori per misurare una scossa. Perch le prime rilevazioni di un sisma vengono poi riviste? Come funziona il sistema di misurazione? Per la misurazione della potenza di un terremoto, la sua magnitudo, si possono utilizzare diversi modi, tutti validi ma basati su parametri diversi e disponibili
in tempi diversi. Si tratta per pur sempre di stime soggette a un certo margine di incertezza, man mano che vengono affinate le stesse misurazioni.
Come accaduto questa mattina quando lo stesso istituto, l’Ingv, ha dapprima indicato la scossa delle 10.25 in magnitudo 5,3 per poi ricalcolarla in 5,1 e la scossa delle 11.14 dal 5.4 a 5.5. Per rapidit – spiega il sismologo Salvatore Massa, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) – utilizziamo la magnitudo Richter, che misura l’ampiezza massima del sismogramma, ossia del tracciato che arriva nella sala simica e che registra le misure fatte dai sismografi. L’Ingv utilizza inoltre un modello calibrato proprio per l’Italia
centrale e basato sui dati che arrivano da una rete di stazioni sismiche con una densit decisamente maggiore rispetto a quella delle altre agenzie internazionali che utilizzano modelli diversi.
Lo stesso Charles Richter, il sismologo che negli anni Trenta aveva elaborato la scala che porta il suo nome, non la considerava uno strumento ideale. Per i terremoti pi forti, come quelli di magnitudo superiore a 6,0, per esempio, la magnitudo Richter (o magnitudo locale) non considerata perfettamente attendibile. Per questo motivo i sismologi si servono anche del calcolo della cosiddetta “magnitudo momento”. Questa, ha detto Massa, si basa sulla stima del momento sismico, si basa cio su una durata pi ampia del sismogramma,
fino a 30 minuti.
Vale a dire che se quel tempo non trascorre non possibile avere la misura. In teoria – ha proseguito Massa – la stima della magnitudo Richter e quella della magnitudo momento dovrebbero essere analoghe. E’ comunque probabile che, a seconda dei criteri di misura, possano differire di qualche punto decimale.
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