Stefano Chioffi
venerdì 2 settembre 2016 00:26
ROMA – Dopo lo scozzese Kenny Dalglish, che è stato l’ultimo allenatore ad aver regalato il titolo al Liverpool, l’irlandese Brendan Rodgers è l’unico ad essersi avvicinato davvero al grande traguardo. I Reds non riescono a diventare campioni d’Inghilterra dal 1990, quando la Premier League si chiamava ancora First Division: un campionato senza storia, quello firmato dal tandem formato da John Barnes (26 gol) e Ian Rush (18 gol), dominato dal Liverpool, primo con nove punti di vantaggio sull’Aston Villa, sedici sul Tottenham e trentuno sul Manchester United di Alex Ferguson, che si piazzò al tredecesimo posto. ll piano di Rodgers è andato in frantumi nel 2014, quando sembrava proprio che la Kop (la storica curva dei tifosi del Liverpool) potesse tornare a fare festa: il Manchester City di Manuel Pellegrini effettuò il sorpasso alla penultima giornata.
IL CELTIC – Dal sogno all’incubo: Rodgers e il Liverpool hanno divorziato quasi un anno fa, il 5 ottobre del 2016. I Reds hanno investito sulle idee e sul carisma di Jürgen Klopp. Rodgers si è guardato intorno per qualche mese, ha viaggiato in giro l’Europa, ha visto tante partite e prima dell’estate ha firmato per un anno con il Celtic, pronto a inseguire il sesto “scudetto” consecutivo in un campionato che ha appena riabbracciato anche i Rangers Glasgow, dopo la retrocessione in Quarta Serie del 2012 a causa di irregolarità finanziarie e quattro stagioni nelle categorie inferiori. Un’avventura cominciata nella direzione giusta, con la qualificazione alla fase a gironi di Champions League. E con tre vittorie nelle prime tre partite di Scottish Premiership.
L’INDIRIZZO – Ha sperimentato diversi moduli dall’inizio della preparazione: dal 4-4-2 alla difesa a 3, ma Rodgers si è ormai orientato sul 4-2-3-1. In estate ha fatto arrivare a Glasgow il difensore centrale Kolo Touré, ivoriano, 35 anni, ex Liverpool, fratello di Yaya e svincolato, al quale ha consegnato subito il comando del reparto arretrato. I dirigenti sono riusciti poi a trattenere il centravanti Leight Griffiths (1990, 31 gol nello scorso campionato) e l’ala destra James Forrest (1991). Alla fine è rimasto anche Tom Rogic, mezzapunta, dribbling e magie, 23 anni, australiano, che era entrato nei progetti di diversi club della Premier, dall’Arsenal al West Ham. E’ alla sua terza stagione nel Celtic, ha un contratto fino al 2019, è un destro naturale, può fare il trequartista oppure l’esterno nel 4-2-3-1.
L’ARRIVO IN SCOZIA – Il Celtic lo ha scoperto nel Central Coast Marines, era la fine di gennaio del 2013, gli ha dato il tempo di crescere e maturare, lo ha ceduto in prestito al Melbourne e nell’estate del 2014 lo ha riportato a Glasgow. Mezzapunta moderna, dal fisico robusto: protegge bene il pallone, accende la manovra con i suoi lampi, si sacrifica, va in pressing. Ha il doppio passaporto, australiano e serbo. Tomas Petar Rogic è nato il 16 dicembre del 1992 a Griffith, cittadina australiana dove si registra anche una folta presenza di cognomi di origine italiana. E’ alto un metro e 88, pesa 85 chili, è stato subito protagonista in questo avvio di stagione: un gol in Premiership (all’Aberdeen), uno nel preliminare di Champions (all’Hapol Beer Sheva) e una doppietta in Coppa di Lega (contro l’Aberdeen).
LA NAZIONALE – Rogic ha cominciato a giocare in Australia nell’Academy della Nike e più avanti è entrato a far parte del Belconnen United, soprannominato Blue Devils. Nello scorso campionato, con la maglia del Celtic, ha segnato otto gol e ha firmato sette assist in trenta partite: il club di Glasgow era guidato in panchina dal norvegese Ronny Deila. Ha un contratto fino al 2019 e nella nazionale australiana (diciotto presenze e quattro reti) viene utilizzato spesso anche nel ruolo di mezzala dal commissario tecnico Ange Postecoglu.