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È morto Eugenio Scalfari, aveva 98 anni

Lug 14, 2022

AGI – Il suo nome resta legato alla fondazione di Repubblica, nel 1976, ma la carriera di Eugenio Scalfari si snoda attraverso gli eventi più importanti del ventesimo secolo.

Era nato a Civitavecchia e il 6 aprile scorso aveva compiuto 98 anni. Due matrimoni, il primo con Simonetta De Benedetti, sposata nel 1950, con la quale ha avuto due figlie, Enrica e Donata, e Serena Rossetti, nel 2006.

Comcinia nella rivista ufficiale del Gruppo Universitario Fascista, Roma fascista, divenendo nel 1942 caporedattore. Viene però espulso dal Guf e dal partito per aver scritto articoli sulla costruzione del quartiere Eur a Roma e sulle speculazioni di alcuni gerarchi.

Nell’immediato dopoguerra si avvicina al Partito Liberale Italiano. Nel 1950 entra in Banca Nazionale del Lavoro e inizia a collaborare con Il Mondo e poi L’Europeo. E si ripete il copione delle recenti esperienze: viene licenziato da Bnl per una serie di articoli su Federconsorzi che non piacciono alla direzione.

Nel 1955 partecipa alla fondazione del settimanale l’Espresso e del Partito Radicale. Nel 1963 assume la direzione del settimanale per il quale si era occupato principalmente di economia.

Ricopre già l’incarico di direttore amministrativo del giornale che in cinque anni arriva a vendere più di un milione di copie. Il 1967 è l’anno dell’inchiesta sul Sifar, che Scalfari conduce assieme a Lino Jannuzzi.

L’aver svelato il piano Solo costa ai due giornalisti la condanna a 15 mesi di reclusione per diffamazione, dopo la querela del generale De Lorenzo. Ma non finiscono in carcere perché il Partito Socialista offre a entrambi un seggio in Parlamento.

Scalfari, nelle elezioni del 1968, viene eletto come indipendente sia a Torino, sia a Milano, come deputato, carica che manterrà fino al 1972, lasciando la direzione de L’Espresso. Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L’Espresso da altri 756 intellettuali, politici, giornalisti contro il commissario Luigi Calabresi.

Una scelta che lo stesso Scalfari definirà “un errore” nel 2016. Nel 1974 pubblica il libro-inchiesta con Giuseppe Turani, “Razza Padrona”, sulla gestione di Eugenio Cefis di Eni e Montedison. Due anni dopo comincia l’avventura di Repubblica.

Il 14 gennaio 1976 il primo numero è in edicola ed il giornale stravolge le regole editoriali, anche nella grafica e nell’impaginazione. La proprietà è del gruppo L’Espresso e Arnoldo Mondadori Editore e negli anni 80 subirà il tentativo di acquisizione, non riuscito, da parte di Silvio Berlusconi, che tenta una scalata alla Mondadori.

Eugenio Scalfari, è morto il fondatore di Repubblica. Una vita da giornalista patriarca – la Repubblica https://t.co/pP8BV3Pxey

— Ezio Mauro (@eziomauro)
July 14, 2022

Una vicenda che porterà il Cavaliere a rispondere della corruzione di uno dei tre giudici nel giudizio civile, noto come il Lodo Mondadori, con Carlo De Benedetti. Il rapporto con l’Ingegnere si rompe nel 2018.

Negli anni 80 e 90 su Repubblica sostiene alcune campagne politiche: Carlo Azeglio Ciampi, governatore della Banca d’Italia, come possibile premier in un ‘governo del Presidente’; suggerisce a Scalfaro Giuliano Amato come presidente del Consiglio.

nel 1994 comincia la battaglia contro Silvio Berlusconi, ormai entrato in politica. Nel 2008 intuisce per primo che Beppe Grillo può aprire una stagione politica diversa, mentre nel 2019 è il primo a preconizzare un’intesa tra Matteo Renzi e Matteo Salvini.

Dal 1996 non è più direttore responsabile di Repubblica, conservando la firma da editorialista dell’edizione domenicale, mentre su L’Espresso tiene la rubrica ‘Il vetro soffiato’.

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