La scrittrice Michela Murgia è morta questa notte a Roma, soffriva di un cancro ai reni. Aveva 51 anni. Era stata la stessa intellettuale, nel maggio scorso, a rivelarlo in una lunga intervista al Corriere delle sera in cui parlava della sua malattia. “Ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi”, rivelava, con grande consapevolezza, in quel colloquio. Nelle settimane successive ha voluto raccontare la malattia attraverso i social, con gli interventi pubblici e nel suo ultimo lavoro letterario – Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi – in cui affrontava la sua condizione. Ha mostrato “un atteggiamento raro e prezioso”, come ha scritto su queste pagine Giuliano Ferrara.
Era nata a Cabras, in Sardegna, nel 1972. Di formazione cattolica, è stata, tra le altre cose, insegnante di religione e poi autrice di numerosi libri. Con il romanzo “Accabadora” ha vinto i premi Campiello, Dessì e SuperMondello. Ha dedicato gran parte della sua vita alla militanza politica in varie forme, polemizzando spesso con gli esponenti della destra italiana, denunciando i problemi del mondo del lavoro e impegnandosi per i diritti civili. Dal mondo della cultura a quello della politica, da Saviano a Salvini, passando per l’Anpi, in molti – anche tra gli “avversari” – hanno voluto ricordare la scrittrice.