Parte ufficialmente lo sciopero indetto Unione Sindacale di Base (Usb), esteso a tutte le 24 ore di venerdì 13 dicembre dopo che ieri il Tar del Lazio ha deciso di sospendere la precettazione con cui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini lo aveva ridotto a 4 ore. Incrociano le braccia i lavoratori di diversi settori del trasporto pubblico. Il personale di metro, autobus rispetta le fasce protette che vengono definite e comunicate localmente. Per quanto riguarda le ferrovie, l’agitazione comincia in tarda serata, mentre i treni regionali rispettano le fasce di garanzia, ossia quelle di maggiore frequentazione (dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21). Coinvolti nella mobilitazione anche i lavoratori del trasporto marittimo e i taxi, mentre il trasporto aereo è esonerato.
Alla protesta prende parte anche il settore scolastico. “Lo sciopero del 13 dicembre giunge a ridosso della pausa natalizia,e permette a lavoratrici e lavoratori della scuola di fare un primo bilancio dell’anno scolastico in corso”, si legge in una nota di Usb, considerato che “presente e futuro della scuola italiana sono quasi deterministicamente instradati su un binario che lascia poco spazio a variabili di cambiamento e di ripristino di una funzione sociale progressiva, di un piano di apprendimento adeguato, serio e all’altezza dei grandi temi del nostro tempo per gli studenti, di un livello salariale e di diritti per docenti e personale Ata, un milione e passa di lavoratrici e lavoratori che portano ogni giorno avanti il malandato carrozzone della scuola pubblica statale”.
Tante le motivazioni che hanno spinto il sindacato alla mobilitazione. “C’è un disegno generale che il governo Meloni sta portando avanti che concentra le risorse per l’economia di guerra, aumenta le disuguaglianze sociali e ci trascina verso l’abisso di una nuova guerra mondiale” spiega Usb in un comunicato stampa, secondo cui “non c’è un solo ambito della vita sociale, politica e culturale del Paese che non sia sotto attacco, dalla scuola alla sanità, dall’ambiente alla sfera dei diritti civili, dall’accoglienza alla restrizione degli spazi di democrazia”. Mentre sul piano economico e del lavoro “c’è una scelta netta dalla parte delle banche e delle grandi imprese, una politica economica che asseconda la deindustrializzazione e ci condanna alla turistificazione della penisola”. Lo sciopero intende denunciare anche il “il Ddl Bernini, un poutpurri di norme baronali che farà sì che la ricerca, perda due generazioni di personale competente e preparato”, ma la mobilitazione si estende anche alla “difesa del diritto all’autodeterminazione della Palestina, del Donbass e della Crimea”.
“Leggiamo attoniti tra le motivazioni dello sciopero indetto per oggi e avallate anche dal Tar quella di esprimersi ‘contro il crescente coinvolgimento dell’Italia nei teatri di guerra tanto ad est quanto nel sostegno al genocida governo israeliano’, trasformando cosi anche questo momento di rivendicazione salariale/sindacale in uno spazio prettamente prestato alla strumentalizzazione politica e alla distorsione che semina odio”. Così Noemi Di Segni presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che sottolineando il crescente abuso del “binomio Israele–genocidio” afferma: “se da cittadini comprendiamo le ragioni di uno sciopero pur con tutti i disagi, da cittadini di questo paese ribadiamo che uno sciopero non è una piazza dalla quale si annunciano slogan di odio e distorsione”.
Sono previsti due cortei. Quello di Roma parte da piazzale Tiburtino, per poi percorrere il quartiere San Lorenzo e raggiungere l’università La Sapienza e proseguire insieme al presidio dei ricercatori. Fra le tappe della manifestazione ci sono ministeri dei Trasporti ed Economia e Finanze, per poi concludersi in piazza Indipendenza dove è previsto un comizio finale. A Milano è previsto un corteo pronto a radunarsi nel quartiere di Porta Venezia, per poi terminare in via Larga. Maltempo permettendo.