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Dove trovo la mascherina (a 50 cent) e cosa rischio se non la uso? Dove fare tamponi e test? 5 cose da sapere nella fase 2

Mag 6, 2020

coronavirus

In cinque domande e risposte le cose principali da sapere su mascherine, tamponi e test sierologici: i tre strumenti principali (distanziamento a parte) della fase 2, in attesa della app per tracciare i positivi, che si vedrà solo a fine maggio

di Andrea Gagliardi

6 maggio 2020


Coronavirus, “Oltre 2.500 mascherine da 50 cent esaurite in un giorno”

4′ di lettura

In attesa della app per tracciare i positivi, che si vedrà solo a fine maggio, sono tre gli strumenti principali (distanziamento a parte) a cui fare ricorso nella fase 2 di convivenza con il coronavirus, iniziata lunedì 4 maggio: mascherine, tamponi e test sierologici. Ecco le cose più importanti da sapere su questi tre fronti.

1) Dove si trovano le mascherine chirurgiche a 50 centesimi?

Dopo gli accordi siglati dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, sono circa 20mila i punti vendita della grande distribuzione e 30mila le farmacie e parafarmacie dove le mascherine chirurgiche possono essere acquistate a 0,50 centesimi (grazie alla garanzia di un ristoro a quei negozianti che hanno già provveduto a rifornirsi a prezzi più alti), al netto dell’Iva. Il prezzo di vendita al pubblico è in generale perciò di 61 centesimi. L’azzeramento di quest’ultima dovrebbe arrivare con il “decreto maggio” atteso in settimana. Con la formalizzazione dell’intesa raggiunta con i Tabaccai si arriva in teoria a 100mila punti vendita. La realtà però è diversa, perché al terzo giorno della Fase 2 le mascherine chirurgiche a prezzo calmierato sono ancora difficili da trovare. A Milano sono di fatto ancora attese nelle farmacie. A Torino le scorte sono spesso esaurite. A Roma, lì dove sono disponibili, sono in vendita a stock di 5, 10 e 50 pezzi, con un costo che varia dai 3 ai 30 euro.

2) Cosa rischio se non metto la mascherina?

A partire dal 4 maggio è diventato obbligatorio l’uso della mascherina nei luoghi chiusi accessibili al pubblico (quali mezzi di trasporto pubblico ed esercizi commerciali) e comunque in tutte le situazioni in cui «non sia possibile garantire continuativamente la distanza di sicurezza». Al di là del fatto che alcune regioni come Lombardia e Veneto la prescrivono sempre fuori casa e altre come il Lazio anche in strada per chi si ferma a parlare con qualcuno, nell’ultimo Dpcm non sono state previste sanzioni per chi non usa la mascherina. Ma le ordinanze di alcune regioni come Toscana e Campania, fanno riferimento in caso di mancato rispetto delle misure di prevenzione del rischio di contagio (tra cui l’obbligo di utilizzo della mascherina nei luoghi pubblici) alle sanzioni da 400 a 3mila euro previste dall’art.4 del decreto-legge 25 marzo 2020, n.19, per i trasgressori dei provvedimenti presi per l’emergenza coronavirus (dai limiti agli spostamenti al divieto di uscire per chi è in quarantena). A Pisa si registrano multe a persone che non indossavano la mascherina in luoghi pubblici. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca lo ha detto espressamente: «C’è obbligo di indossare mascherina altrimenti ci sono le sanzioni». E a Roma il 4 maggio un autista di un bus di linea che non indossava la mascherina ha ricevuto una sanzione di 400 euro dalla polizia municipale.

3) A chi mi rivolgo per fare un tampone?

Se ho timore di essere positivo al coronavirus non posso muovermi in maniera autonoma e rivolgermi per esempio a un laboratorio privato. Tutto passa attraverso le Asl e la sanità pubblica. Per il tampone serve la prescrizione medica od ospedaliera. In Italia sono stati effettuati finora oltre 2,2 milioni di tamponi a oltre 1,5 milioni di persone. E il governo si propone di effettuarne 5 milioni nei primi due mesi della Fase 2. È una circolare del 3 aprile del ministero della Salute che fissa i criteri di priorità per i tamponi, a partire dai sintomatici, dai pazienti ospedalizzati con infezione acuta respiratoria grave, operatori sanitari esposti a maggior rischio, soggetti fragili a causa di patologie croniche o comunque gravi come il cancro e soggetti con infezione respiratoria ricoverati nelle Rsa (residenze sanitarie assistenziali).

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