sabato 1 ottobre 2016 09:44
MILANO – Era il 25 ottobre 2015, quando l’altoparlante di San Siro, per la prima volta, annunciò il nome di Donnarumma tra i titolari. Non fu una sorpresa per nessuno, visto che il cambio in porta (Diego Lopez il destituito) era già annunciato. Non mancava, però, perplessità. In molti, anche dentro il club, ritenevano quella mossa un azzardo. Il rischio, infatti, era quello di bruciare un talento, considerato purissimo, ma all’epoca ancora 16enne. Invece, nonostante inviti più o meno pressanti a tornare sui suoi passi, Mihajlovic andò avanti per la sua strada. E la verità, ormai incontrovertibile, è che aveva ragione lui. Anzi, viste le premesse, la sensazione è che il tecnico serbo rimarrà nella storia rossonera per essere stato colui che fece debuttare Donnarumma. In precedenza, era stato Pippo Inzaghi ad averlo aggregato alla prima squadra portandolo in panchina poco più che quindicenne.
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CHE CARATTERE – Sono trascorsi 11 mesi abbondanti da quel giorno. E il portierone (per stazza non certo per età…) è il gioiello più brillante del Milan. Il giocatore che vale di più sul mercato e, per questo, anche il più appetito. E’ vero che, chiunque l’avesse visto, prevedeva un futuro più che luminoso, ma chi immaginava un’esplosione così repentina? Merito di un talento fuori dal comune, anche dal punto di vista fisico, ma anche di un carattere concreto e poco propenso agli svolazzi. Quante volte, infatti, è capitato che l’incapacità di gestire fama e notorietà abbia bruciato carriere date per certe? Troppe. Come sottolineato, però, non è il caso di Donnarumma, capace non solo di reggere la pressione di un ruolo comunque particolare, ma anche di non deprimersi per un errore. Gli era capitato proprio all’esordio, con una punizione di Berardi battezzata male e finita in porta proprio sul suo palo. Il Milan, poi, vinse comunque quella partita e questo certamente contribuì a togliergli responsabilità, ma sin dalla gara successiva, contro il Chievo, per Gigio era come se non fosse accaduto nulla.
PRECOCE – Proprio quello, peraltro, è stato il primo match concluso da porta inviolata. Da lì in poi, ne ha aggiunti altri 13. Che, rispetto ad un totale di 37 presenze, fa il 38%, vale a dire una percentuale di tutto rispetto. I gol incassati, invece, sono in tutto 37, per una media precisa di uno subìto a partita. La verità è che non si può mettere sempre una pezza. Ci vuole anche un reparto difensivo adeguato.
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