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DKR ‘18. Perù-Bolivia-Argentina. Ci siamo!

Gen 6, 2018
DKR ‘18. Perù-Bolivia-Argentina. Ci siamo!

Lima, 5 Gennaio. Si inizia a fare sul serio. Tremendamente sul serio. Progressivamente, ma molto rapidamente, la Dakar numero 40 entra nel vivo e si prepara ad inondare di delirio un’area geografica vastissima e affascinate, bilanciata un po’ “cinicamente” tra paradisi naturali e inferni agonistici. Marc Coma, cinque volte vincitore in Moto del Rally più difficile del Mondo e ora Direttore della Prova, cerca di limare l’eccitazione e placare gli entusiasmi ”rivelando”… che sarà una Dakar molto dura. “La sabbia del Perù arriva presto, le prime tappe della Dakar Anniversario potranno già dire molte cose, raccontare, promettere, inibire.

Non c‘era alternativa, del resto, ma in effetti si è cercato di ricreare l’atmosfera sportiva e tecnica delle Dakar leggendarie, meglio dire della Leggenda della Dakar. Un percorso difficile e impietoso da subito, per un potenziale di selezione istantaneo. Le 14 tappe della Dakar Perù-Bolivia-Argentina sono state studiate per limitare al massimo la dispersione di energie, riducendo ai valori minimi le situazioni frustranti. È un’Avventura, una Gara, una Sfida, la miscela che esplode l’esperienza della vita e come tale deve esprimere contenuti di fuoco. Il fondo di sabbia delle piste in Perù è quest’anno e in questa stagione più “molle”, inconsistente, dunque prevedibilmente molto più impegnativo. In compenso le previsioni meteo, per quanto possano essere attendibili nell’isterico e contraddittorio contesto andino, sembrano più favorevoli per i giorni della passaggio della Carovana. Poi si vedrà, nessuno si aspetta una Dakar indulgente, “fortunosa”.

188 moto (di cui 49 quad), 104 auto (di cui 11 nervosi SxS) e 44 camion lasciano il podio del Pentagonito, attraversano la marmellata di traffico di Lima e si avventurano sulla Panamericana in direzione Sud. Una breve Speciale, la prima, appena una trentina di chilometri sullo sviluppo totale della prima Tappa, da Lima a Pisco, scorrevoli 270 chilometri. È un impegno di poco conto, quasi formale, non fosse che i concorrenti, “ostaggi” di Lima e della burocrazia sportiva per almeno tre giorni, non ne possono più. È caratteristico che più di uno tenda ad esagerare, Campioni o Amatori non importa, l’eccitazione prende il sopravvento su più di una qualità dell’equilibrio. Quel che conta, finalmente, è che la Corsa, la 40ma edizione della Dakar, è partita.

Marc Coma e Etienne Lavigne non hanno smesso un momento di raccomandarsi con i Concorrenti. Più che un briefing, il primo incontro tra gli organizzatori e il “parlamento” dei partecipanti sembrava una lunga sequenza di raccomandazioni. In primo luogo la sicurezza, quest’anno si è spinto ancora sull’acceleratore, i sistemi di tracking, allarme, posizione e navigazione lievitano offrendo gli ultimi aggiornamenti tecnologici in materia. Ma sicurezza è anche comportamento, anzi lo è prima di tutto, e alla Dakar in special modo è anche solidarietà, attenzione per il collega, e di conseguenza non solo disponibilità bensì una preparazione specifica all’intervento.

E poi limiti di velocità, gli attraversamenti delle zone abitate (che non sono un’eccezione, come era una volta in Africa), rispetto dell’ambiente, del pericolo e di sé stessi, delle regole per lasciarsi aiutare da soluzioni che sono state studiate a lungo. C’è bisogno, opportuno, anche di rispetto per chi si impegna ad aiutare la Dakar a svolgersi nel migliore dei modi, che non partecipa ma ne è protagonista. Le forze dell’ordine, per esempio, 5.000 poliziotti con 500 mezzi, solo in Perù, che vedono passare, sognano anche loro e creeranno un corridoio di protezione per Piloti e Pubblico.

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