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Differenziata, Italia a due facce: ecco i Comuni “virtuosi”

Nov 3, 2017

Più cresce la raccolta differenziata, più risparmiano i cittadini. Sembra un’equazione semplice, ma a quanto pare non tutti i Comuni italiani la applicano. Anzi, sono ancora tanti quelli che continuano a disattendere i diktat europei in materia di rifiuti urbani, preferendo – per interessi politici o di altra natura – conferirli in discarica, creando un danno sia all’ambiente sia alla comunità in termini economici.

A confermarlo è l’ultima indagine Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, che anche quest’anno ha monitorato il livello di raccolta differenziata (RD) nei piccoli, medi e grandi centri urbani italiani, evidenziando che il nostro Paese smaltisce in discarica ancora il 29% dei rifiuti rispetto a Germania, Svezia, Belgio, Danimarca e Paesi Bassi che fanno registrare percentuali molto basse (fino all’1,4%). Peggio dell’Italia fanno Spagna e Grecia con oltre il 55%. Seguono Cipro, Croazia e Grecia in quali smaltiscono con percentuali che oscillano tra l’80,6% e l’84,3%. In ultima posizione, Malta con il 92,7%.

Restando all’interno dei confini nazionali, l’indagine mostra – in funzione del livello di raccolta differenziata raggiunto nel 2016 – chi sono i comuni capoluogo di regione più virtuosi, quelli che lo sono meno e quelli che non lo sono affatto. Come valore di riferimento è stato preso il costo pro-capite annuo che comprende sia i costi di gestione dei rifiuti indifferenziati che delle raccolte differenziate, nonché i costi generali del servizio e quelli di remunerazione.

Da un confronto incrociato emerge che il 1° posto è occupato da Trento, l’unica città che fa registrare il costo pro capite più basso attestandosi a 152,86 €/abitante per anno, con un livello di raccolta differenziata pari al 78,9%. Seguono Aosta (65,5%, 194,82 €), Perugia (62,2%, 222.84 €), Milano (57,6%, 222,49 €) e Ancona (53,6%, 200,53 €). L’analisi dei dati mostra invece che il costo è più alto nelle città del Mezzogiorno e, in particolare, a Palermo che fa registrare 305,23 €/abitante per anno a cui si lega un livello di raccolta differenziata molto basso pari al 7,2%. Il dato relativo alla città di Venezia che riporta un costo di 335,05 €/abitante per anno va valutato – fa notare Ispra – tenendo conto delle peculiarità del comune sia riguardo ai grandi flussi turistici che alle modalità di raccolta.

In sintesi, i risultati dell’indagine dimostrano chiaramente che, per tutte le classi di popolazione analizzate, all’aumentare della percentuale di raccolta differenziata, alla quale è legata una diminuzione importante della quantità di rifiuti pro capite smaltiti in discarica, diminuisce il costo totale pro capite annuo.

L’indagine però non si è limitata a misurare il livello di RD nei comuni italiani, ma ha anche provato a fare delle simulazioni per illustrare i benefici potenziali di una virtuosa gestione dei rifiuti urbani, prendendo sempre come valore di riferimento il costo totale pro-capite annuo e raggruppando i comuni in 5 sottocampioni per classe di popolazione residente: popolazione minore o uguale a 5000 abitanti (426 comuni campione); 5001 – 10.000 abitanti (156); 10.001 – 50.000 abitanti (124); 50.001 – 150.000 abitanti (14); 150.001 abitanti in su (14).

In particolare, passando da uno scenario con una RD compresa tra il 20 ed il 40% ad uno con una RD superiore al 60%, risulta che, per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, il costo totale pro capite annuo decresce da 191,49 a 121,87 euro/abitante per anno. Passando alle altre classi di popolazione, il costo totale pro capite annuo per i comuni tra i 5.001 e i 10.000 abitanti diminuisce da 209,33 a 126,84 euro/abitante per anno.

Nei comuni compresi nella classe di popolazione da 10.001 a 50.000 abitanti il costo decresce da 197,89 a 124,07 euro/abitante per anno all’aumentare del livello di raccolta differenziata. Anche per i comuni con una popolazione compresa tra i 50.001 ed i 150 mila abitanti risulta sempre che al crescere del livello di raccolta differenziata il costo scende da 204,12 a 172,95 euro/abitante per anno. Infine, per i centri urbani con popolazione maggiore o uguale a 150 mila abitanti il costo pro capite annuo, passando da uno scenario con una RD compresa tra il 20 ed il 40% ad uno scenario con una RD superiore al 60%, mostra che il costo totale decresce da 223,03 a 193,05 euro/abitante per anno.

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