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Di Maio al Financial Times: “Basta austerità, dalla Manovra una buona ricetta per l’Europa”

Nov 5, 2018

LONDRA – “Il budget italiano? Una ricetta buona per tutta l’Europa”. Il vice-premier Luigi Di Maio ritorna così sul braccio di ferro fra il nostro governo e la Ue in una intervista al Financial Times. Il leader del Movimento 5 Stelle, riassume il concetto il quotidiano della City, “pensa che il continente sia pronto a finirla con l’austerità e abbracciare la politica economica di Trump”.

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Nell’intervista, pubblicata oggi in prima pagina, Di Maio si dice convinto che il dialogo con Bruxelles risolverà il conflitto sul controverso piano di spesa pubblica di Roma prima delle elezioni europee del prossimo anno, che secondo lui dimostreranno che il sostegno elettorale alla politica dell’austerità si è esaurito.

“Se la ricetta funziona da noi, dovremmo applicarla a tutti gli altri paesi europei”, afferma il vice premier. “Non scommettiamo sull’idea che l’Italia sia ‘troppo grande per permettere che fallisca’, come qualcuno usa dire”, continua Di Maio. “Viceversa crediamo di poter ridurre il debito pubblico con un budget espansivo. Sono fiducioso che possiamo cambiare le regole su austerità e investimenti, e che possiamo rafforzare la Ue e l’eurozona dal punto di vista dei diritti sociali”.

Il leader del M5S non sembra preoccupato da ritorsioni da parte di Bruxelles per la violazione dei limiti sul deficit. “Non credo che verremo puniti”, dichiara al Ft. “La procedura sarà iniziata ma ci sarà una fase di dialogo”. E nonostante disaccordi con l’America di Trump sull’ambiente, Di Maio predice che i paesi industrializzati seguiranno la politica di tagli fiscali e aumenti della spesa pubblica che hanno portato a una robusta crescita negli Usa: “Penso che nei prossimi 10 anni anche l’Europa andrà in questa direzione”.

Nell’intervista il vice-premier assicura che l’Italia non uscirà dall’eurozona: “Ce lo tatueremo addosso per tranquillizzare la comunità degli investitori”. E dice che il maggior problema del nostro paese “non è l’immigrazione, ma è l’occupazione”, affermando che la sua generazione è stata “tradita” dai governi precedenti.

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