Il no agli emendamenti nel decreto Milleproroghe contro la stretta alle auto aziendali in fringe benefit nell’ultima legge di Bilancio divide tutti, con una Manovra che a due mesi dalla sua approvazione è ancora tanto discussa. A pagarne le conseguenze sono principalmente i dipendenti della classe media che, nonostante l’immatricolazione della vettura aziendale sia del dicembre 2024, si troverà costretto a pagare una tassazione maggiore in busta paga. E l’Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, non ci sta e promette battaglia.
Auto aziendali “al bando”
La decisione della Commissione Affari Costituzionali del Senato di respingere e far ritirare gli emendamenti che intendevano rivedere l’impatto della stretta sulle auto aziendali in fringe benefit prevista in Manovra ha scatenato il caos. Una scelta che penalizza, e non poco, i dipendenti che fanno affidamento sulle vetture aziendali per spostarsi per lavoro (o le hanno previste per contratto), portando di fatto a una maggiore tassazione in busta paga.
Neanche il possibile cavillo dell’immatricolazione al 31 dicembre 2024 salva i lavoratori, perché anche quelle vetture non potrebbero più beneficiare nel 2025 della determinazione forfettaria del valore del fringe benefit basata sulle tabelle Aci.
La traduzione? Purtroppo è ovvia, con un aumento non di poco conto degli imponibili fiscali e della tassazione per i lavoratori. Tutto ciò nonostante i mezzi siano stati già concessi, anche in passato, dall’azienda. In poche parole, con l’entrata in vigore della norma prevista nella nuova legge di Bilancio, è previsto un aumento annuo del valore imponibile del benefit auto in media di 1.600 euro, ovvero il 67% in più che comporterà una tassazione maggiore in busta paga per i dipendenti.
Una mazzata, soprattutto per i dipendenti della classe media che di norma sono i principali utilizzatori delle vetture aziendali con motore endotermico. Ma anche per le aziende, perché col nuovo regime ci saranno sia maggiori oneri amministrativi legati alla gestione del sistema più complesso, sia costi indiretti più alti, con le imprese che dovranno per forza rivedere la propria politica di benefit al dipendente e di mobilità aziendale. Manovre che si andranno a ripercuotere su budget e pianificazione finanziaria delle società che al 31 dicembre 2024 avevano già “programmato” il 2025.
L’Aniasa non ci sta
Insomma, una situazione paradossale che rende tanti scontenti. E l’Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, alza la voce. Tramite il suo presidente Alberto Viano, infatti, l’associazione ha fatto sapere che il no agli emendamenti nel decreto Milleproroghe contro la stretta alle auto aziendali in fringe benefit prevista nell’ultima Manovra è una “scelta immotivata che finisce per danneggiare la mobilità delle nostre imprese”.
Viano ha sottolineato che si tratta di uno sgambetto anche per “l’industria automotive per la conseguente riduzione di nuove immatricolazioni” in un momento in cui il mercato auto in Italia è tutt’altro che roseo. E le società clienti, viene segnalato dalle aziende all’associazione, si stanno muovendo già per prolungare i contratti in essere anziché rinnovarli, per provare a sfuggire agli aumenti previsti dalla nuova norma.
Ma l’Aniasa non ci sta e lo ha fatto capire chiaramente al governo Meloni: “Confidiamo in un rapido intervento del Governo che possa rivedere una norma che nel 2025 comporterà un’ulteriore e significativa contrazione delle immatricolazioni di autovetture a uso noleggio a lungo termine e di acquisti da parte di società, con stimabili minori entrate per l’Erario e gli Enti Locali pari a 125 milioni di euro nel 2025”.