• 25 Aprile 2025 1:52

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Dazi Usa, sospiro di sollievo per le auto storiche

Apr 8, 2025

Il 3 aprile 2025 è una data che riecheggerà a lungo nella mente di tutti i player del mercato automobilistico. Il Presidente degli Usa ha stabilito che tutti i veicoli importati sul suolo americano dovranno pagare un dazio doganale aggiuntivo del 25%, oltre al 2,5% già stabilito da anni. Una presa di posizione estrema in una fase economica già segnata dai difficili anni post pandemici e dall’invasione russa in Ucraina.

Nel mirino è finita l’industria europea che ha sempre trovato una boccata d’ossigeno nel mercato a stelle e strisce. Il Made in Italy, apprezzatissimo in Nord America, potrebbe subire un calo vertiginoso nei prossimi mesi. Salvo ripensamenti, le strategie di Trump rischiano di incrinare i delicati rapporti con le potenze mondiali. Inoltre, decine di migliaia di lavoratori potrebbero ritrovarsi senza occupazione. L’Italia, nel 2023, ha esportato verso gli Stati Uniti 74.731 vetture, in base ai dati Anfia, ovvero il 20,9% del totale di auto italiane esportate in tutto il mondo (358.203 esemplari). Numeri che gettano delle ombre sull’operato di Trump verso Paesi da sempre alleati degli Stati Uniti.

Salve le auto storiche

In base a quanto annunciato dal Federal Register, la nostra Gazzetta Ufficiale, le vetture con più di 25 anni di età non saranno toccate dai dazi di Trump. Rimarrà solo da pagare una tassa doganale del 2,5% all’ingresso in Usa. La fonte Hemmings Motor News – che ha fornito il link al documento del Federal Register – ha analizzato che si tratta di una piccola conquista. Trump, infatti, aveva l’intenzione di applicare i dazi del 25% a qualsiasi mezzo in ingresso in un porto degli Stati Uniti, indipendentemente dall’anno di produzione. La norma federale, emessa nella stessa giornata in cui le tariffe sono state lanciate, ha stabilito che sono esentati dai dazii veicoli prodotti almeno 25 anni prima della data di ingresso” dalla tariffa.

Il classico non verrà soprattassato anche per delle ragioni ovvie. Tutto quello che è prodotto prima del nuovo millennio rappresenta un patema solo per ricchi collezionisti che amano le vetture del passato. La stragrande maggioranza delle auto classiche sono state realizzate in stabilimenti non americani, ma rimane un mercato di nicchia. Quest’anno, la Mercedes-Benz W 196 R Stromlinienwagen del 1954, prodotta a Stoccarda, è stata battuta per 53 milioni di dollari. Le Ferrari, create negli stabilimenti modenesi, raggiungono cifre da capogiro in asta. Una Ferrari 250 LM di Scaglietti del 1964 ha raggiunto a Parigi un prezzo di vendita di 36,3 milioni di dollari. Una aggiunta del 25% per l’ingresso negli Usa, come annunciato sulle colonne di Hemmings Motor News, avrebbe fatto lievitare quotazioni già proibitive per i comuni mortali.

Una tutela per i collezionisti

Se il mondo dell’automotive 2.0 è piombato in una crisi senza facili vie d’uscite, il collezionismo sta attraversando una delle fasi più floride di sempre. Le auto con più di 25 anni sono diventate l’oggetto del contendere di petrolhead che investono somme rilevanti per assicurarsi dei capolavori. La scelta delle autorità americane di esentare questi veicoli dai nuovi dazi rappresenta un modo per preservare uno dei pochi settori motoristici in crescita. Celebrare la storia dell’automobile, come valore culturale, sfugge anche dalle logiche protezionistiche di Trump. Le auto storiche sono opere d’arte in movimento che non meritano vincoli. Le Case d’asta e gli operatori vivono di questo business che, difficilmente, piomberà in crisi nei prossimi anni.

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