“Siamo contro Trump e contro il Wef perché è il rendez vous anti-democratico dell’1% del mondo, che non fa che arricchirsi sempre più”, dichiara a Repubblica Tamara Funiciello, presidente dei Giovani Socialisti Svizzeri. Fatto sta che erano 15 anni che, a Davos, non si tenevano manifestazioni di un certo peso, facciamo presente alla nostra interlocutrice. “E allora le dico che è tempo di ricominciare e che la presenza di Trump ci ha dato l’occasione per farlo”.
Il timore che la manifestazione sfoci in disordini, provocati da gente come i black block non la preoccupa? “Beninteso la dimostrazione deve essere pacifica, però tra il rischio che qualcuno rompa una finestra e la proibizione a fare uso del proprio diritto di manifestare, corro il rischio che la finestra si rompa”. Finora, tuttavia, le autorità elvetiche non si sono ancora espresse, sulla richiesta di manifestare contro Trump a Davos. “Noi speriamo di ottenerla, perché se così non fosse sarebbe scandaloso”, dice Funiciello. Al riguardo va detto che, intanto, il Comune di Davos non sembra intenzionato ad opporsi. Se l’autorizzazione dovesse arrivare il “Comitato contro il Trumpismo”, così si sono autoproclamati i manifestanti, dimostreranno giovedì 25 gennaio, alla vigilia del discorso del Presidente americano. Per il quale, stando a indiscrezioni giornalistiche, è stato predisposto un apparato di sicurezza eccezionale. Basti pensare che l’elicottero con il quale arriverà a Davos sarà scortato da almeno tre elicotteri da combattimento Apache, provenienti dalla base statunitense di Ramstein, in Germania. Nei giorni scorsi, inoltre, all’aeroporto di Zurigo è atterrato un grosso aereo da trasporto dell’aviazione militare americana, carico di gipponi blindati, destinati a Trump e alla sua scorta.