Esattamente un mese fa era stato il Garante della Privacy. Oggi, invece, tocca all’Antitrust. Il matrimonio di dati celebrato a fine agosto, grazie al quale Facebook ha a disposizione nuove informazioni provenienti dagli account WhatsApp, torna nel mirino delle autorit italiane. E questa volta il binario delle indagini doppio, co l’Autorit Garante della Concorrenza e del Mercato che ha avviato ben due procedimenti istruttori nei confronti di “WhatsApp Inc.”, societ californiana di propriet del gruppo Facebook Inc., per presunte violazioni del Codice del Consumo.
Con il primo procedimento, l’Antitrust vuole accertare se la societ americana abbia di fatto costretto gli utenti di WhatsApp Messenger ad accettare integralmente i nuovi Termini contrattuali, in particolare la condivisione dei propri dati personali con Facebook, facendo loro credere, con un messaggio visibile all’apertura dell’applicazione, che sarebbe stato, altrimenti, impossibile proseguire nell’uso dell’applicazione medesima. Secondo l’Autorit con sede in Piazza Verdi, a Roma, l’effetto di condizionamento sarebbe stato, peraltro, rafforzato dalla prespuntatura apposta sull’opzione “Facebook” in una schermata di secondo livello alla quale l’utente accedeva, dal messaggio principale, tramite apposito link. L’intero sistema, insomma, sarebbe stato creato in modo da rendere molto difficile, per l’utente, il diniego a questa combinazione di dati.
Ma non finita qui. L’Autorit garante della concorrenza, infatti, ha aperto un secondo procedimento col quale si vuole accertare la vessatoriet di alcune clausole inserite nei “Termini di utilizzo” di WhatsApp Messenger riguardanti, in particolare, la facolt di modifiche unilaterali del contratto da parte della societ, il diritto di recesso stabilito unicamente per il Professionista, le esclusioni e le limitazioni di responsabilit a suo favore, le interruzioni ingiustificate del servizio, la scelta del Foro competente sulle controversie che, ad oggi, stabilito esclusivamente presso Tribunali americani.
Il precedente del Garante
Pugno duro, insomma. E si tratta dell’ennesimo colpo basso per la galassia Facebook, chiamata a chiarire – ancora una volta – una mossa che un paio di mesi fa aveva sorpreso un po’ tutti. Con un aggiornamento dei termini di servizio, infatti, il 25 agosto WhatsApp comunicava ai propri utenti che dopo 4 anni era arrivato il tempo di cambiare. E che grazie alle nuove impostazioni, Facebook era in grado di offrire migliori suggerimenti di amici e mostrare inserzioni pi pertinenti. Un’operazione con chiare finalit di marketing che faceva leva sulla pigrizia dell’utente medio, solitamente poco propenso ad entrare nei dettagli delle modifiche di un servizio che comunque piace e funziona. Qualcosa, per, andata contro i piani di Zuckerberg e soci. Il Garante per la Privacy prima e l’Antitrust adesso hanno aperto istruttorie per far chiarezza su questa combinazione di dati. Ed ipotizzabile che questa battaglia sia solo all’inizio.
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