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Dallo sci di fondo al barbiere nel comune vicino, alle ordinanze “fai-da-te”: ecco come le regioni si smarcano dalla stretta Covid di Natale

Dic 7, 2020

LE MISURE ANTI CONTAGI

La strategia è quella di individuare dei varchi che consentano di alleggerire la stretta, comunque nel rispetto dei provvedimenti governativi

di Andrea Carli

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(foto Ansa)

La strategia è quella di individuare dei varchi che consentano di alleggerire la stretta, comunque nel rispetto dei provvedimenti governativi

7 dicembre 2020


4′ di lettura

I DATI DEL CONTAGIO
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La Valle d’Aosta riapre l’accesso alle piste di sci da fondo a tutti i suoi abitanti, e consente di raggiungerle anche a chi si trova in altri comuni del territorio regionale. L’Abruzzo con una ordinanza “fai-da-te” si “autodeclassa” dalla zona rossa a quella arancione. Infine, la Toscana: sì allo spostamento tra un comune e l’altro per sottoporsi ad alcuni sevizi, tra cui il barbiere. Sono alcune delle soluzioni adottate dalle regioni per allentare la stretta natalizia per scongiurare una terza ondata di contagi Coronavirus predisposta dall’esecutivo con gli ultimi provvedimenti. E non è detto che nelle prossime ore o giorni l’elenco delle misure adottate possa arricchirsi di nuovi spunti.

Abruzzo arancione per ordinanza

L’ultima prova di forza, in ordine cronologico, è stata quella dell’Abruzzo. L’ordinanza n. 106 del presidente Marsilio, in vigore dal 7 dicembre, nella sostanza riporta anzitempo la regione da zona rossa ad arancione. Una ordinanza “fai-da-te” che anticipa di fatto il trasferimento in fascia arancione dell’unica regione rimasta rossa nel Paese. Una mossa a sorpresa. Il passaggio deciso dal governatore è diventato subito un “caso”, con fonti di governo a invitare l’amministrazione regionale ad attendere il 9 dicembre. «Non cerco lo scontro istituzionale – ha assicurato Marsilio, intervenuto a Rai Radio1 all’interno del programma “Che giorno è” -: collaboro e continuerò a collaborare con correttezza con il governo. Penso che il governo abbia fatto una interpretazione sbagliata delle norme e delle tempistiche che non tengono conto dei dati reali. Non sono un irresponsabile. Ho anticipato la zona rossa. Penso che bisogna essere seri: quando c’è pericolo si adottano soluzioni di salvaguardia, anche le più drastiche. Quando però i dati ci dimostrano che la situazione è sotto controllo torniamo ad aprire in sicurezza. Non credo – ha concluso il presidente della Regione – che 48 ore di anticipo nell’apertura dei negozi possano stravolgere la situazione sanitaria del nostro territorio. La nostra regione è nella media nazionale». Ma la distanza con l’esecutivo rimane. Il “modus operandi” del governatore abruzzese non è piaciuto. In queste ore è in arrivo una lettera di diffida a Marsilio in cui si chiede al presidente della Regione di ritirare l’ordinanza che anticipa di due giorni l’entrata della Regione in zona arancione.

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Le deroghe della Toscana al divieto di spostamento tra i comuni

C’è poi chi, pur non adottando delle misure che possano risultare contrarie a quelle delineate a livello centrale, cerca di “individuare dei varchi” che consentano di alleggerire la stretta. È in un certo senso la strategia promossa dal governatore della Toscana Eugenio Giani con un’ordinanza regionale interpretativa del Dpcm del 3 dicembre. Il documento dell’amministrazione contempla deroghe al divieto di spostamenti tra comuni: è consentito varcare i confini comunali per andare in alcuni pubblici esercizi che si configurano fiduciari nei confronti del cliente e che offrono un servizio orientato alle singole persone, come i parrucchieri, gli estetisti, i barbieri, i carrozzieri. L’ordinanza prevede la possibilità di uscire dal proprio Comune anche per i cacciatori, che operano negli ambiti territoriali di caccia, per chi cerca tartufi e castagne. Chi pratica la pesca sportiva può spostarsi dal suo comune ma solo nell’ambito provinciale. I ragazzi che praticano sport di gruppo possono allenarsi in comuni diversi dalla loro residenza. Giani ha precisato che l’ordinanza «non è assolutamente una decisione anti-governativa. Ho solo cercato di offrire la massima chiarezza ai miei concittadini nel rispetto del Dpcm, con prudenza, intelligenza e soprattutto buonsenso».

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Valle d’Aosta riapre piste sci di fondo

La Valle d’Aosta domenica 6 dicembre da zona rossa è diventata arancione e ha consentito l’accesso alle piste di sci da fondo a tutti i suoi abitanti. Nulla a che vedere con lo sci alpino e le lunghe code registrate a fine ottobre con l’apertura del comprensorio di Cervinia: lo sci nordico non prevede impianti di risalita, è uno sport di fatica. L’ordinanza del presidente della Regione Erik Lavevaz prevede in ogni caso l’obbligo della distanza di almeno due metri tra persone non conviventi, il divieto di assembramenti e la chiusura degli spogliatoi. La possibilità di spostarsi in altri comuni del territorio, oltre che lo «svolgimento di attività sportiva presso impianti, centri e circoli sportivi, comprese le piste di sci nordico», riguarda anche guide alpine, operatori e unità cinofile del Soccorso alpino valdostano, sia per i loro allenamenti sia per l’attività legata al sistema di protezione civile regionale e di soccorso in montagna. Lo stesso è concesso anche a chi deve coltivare il proprio orto e occuparsi della manutenzione nella seconda casa.

Il braccio di ferro con Roma

L’ordinanza del presidente della Regione è giunta a meno di 24 ore dal provvedimento con cui il ministro Speranza, ha sancito l’ingresso della Valle d’Aosta in fascia arancione. Un passaggio che con l’apertura dei negozi il presidente Lavevaz, nonostante la zona rossa, aveva in parte anticipato a martedì scorso con un’altra ordinanza. Il tutto in una settimana culminata con lo scontro istituzionale seguito all’approvazione di una legge che rivendica l’autonomia della Regione alpina nella gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e di cui il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, ha anticipato di voler proporre l’impugnativa.

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