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Dalle luci agli orari, come i negozi possono combattere il caro energia

Set 8, 2022

AGI – Il caro energia è il principale problema che i negozi devono affrontare. Il presidente della rete associativa vie Confcommercio Milano, Gabriel Meghnagi, intervistato dall’AGI, parla di alcune misure che si possono mettere in campo per abbassare i consumi.

“Escludo – sottolinea – chiusure anticipate, sarebbe la morte annunciata delle attività. Per prima cosa si potrebbero sostituire le luci, installando led a basso consumo. Poi mettere una barriera d’aria, la cosiddetta lama d’aria, all’ingresso. In sostanza è una specie di condizionatore, con un basso consumo, da cui esce solo aria che fa da barriera tra l’interno e l’esterno”.

Inoltre “si può non tenere accese le luci fino all’una di notte, ma vetrine e insegne fino alle 23, soprattutto per garantire l’illuminazione delle strade, e le altre luci spegnerle quando si chiude il negozio”.

Secondo Meghnagi un “risparmio enorme potrebbe arrivare dai negozi dei centri commerciali. Se chiudessero e spegnessero le luci alle 20, invece che alle 22, il risparmio sarebbe enorme. Si tratta di migliaia di esercizi, costretti da accordi presi, a rimanere aperti fino alle 22, orario però in cui la clientela è pressoché inesistente. Invece se chiudessero alle 20, un esercizio di 100 mq ad esempio risparmierebbe dagli 8 ai 10 mila euro all’anno, cifra che equivale in media al 4% dei ricavi”.

Il caro energia ha colpito tutti ma, sostiene Meghnagi, “le piccole realtà soffrono di più, perché i ricavi sono molto inferiori e maggiore è l’incidenza delle bollette. Tuttavia, è vero che se entrano in crisi le grandi catene si rischiano molti licenziamenti e purtroppo, se non si interviene, è probabile che qualche punto vendita verrà chiuso”.

A livello generale, “tenere l’ora attuale garantirebbe un risparmio di mezzo miliardo di euro di consumi di energia elettrica; un tetto europeo al prezzo del gas sicuramente aiuterebbe”. Purtroppo “la situazione è peggiore dell’austerity precedente degli anni ’70”, l’aumento delle bollette “va da due volte e mezzo a quattro volte, in base ai contratti. Arrivano conguagli pazzeschi e i bar a conduzione familiare sono i più esposti”.

Rincari che, conclude Meghnagi, “possono incidere di un 5% sui ricavi, e questo vuol dire togliere tutta la marginalità e far andare in perdita un esercizio commerciale. Alcuni aumenteranno i prezzi per sopravvivere, in particolare i prodotti con un prezzo fisso, dal quotidiano al caffè agli alimentari”. 

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