Genova. Torri mobili, mezzi pesanti in grado di trasportare e sorreggere intere campate, gli strand jack, cilindri per sollevare e calare attraverso l’uso di cavi acciaio, mastodontiche quantità di materiale con grande precisione e controllo. Ecco alcuni dei procedimenti attraverso i quali ciò che resta di ponte Morandi sarà smantellato, pezzo per pezzo, e messo in sicurezza (la parte est) prima di essere demolito con l’uso di microcariche esplosive.
Il lavoro, che sarà portato avanti dalle cinque imprese vincitrici dell’indagine di mercato – Fagioli Spa, Fratelli Omini Spa, Vernazza Autogru Srl, Ipe Progetti Srl. e Ireos Spa – secondo i piani del sindaco-commissario Marco Bucci, a un certo punto (a marzo) si sovrapporrà con quello di ricostruzione.
Galleria fotograficaprogetto demolizione ovest e sicurezza est Morandi
Se la parte ovest sarà smantellata meccanicamente, quella est dovrà essere – come più volte spiegato – fatta esplodere. Ma prima bisognerà poterci arrivare, lavorarci sopra, e liberarla da tutto quello che c’è sotto. I palazzi sotto la pila 10, prima di essere abbattuti insieme alla pila stessa, dovranno essere svuotati e bonificati da eventuali quantità di amianto. (i video che vi mostriamo sono stati caricati sul sito internet della struttura commissariale per la ricostruzione)
Non solo. L’area dovrà essere battuta al setaccio per scongiurare la presenza di ordigni bellici. La messa in sicurezza della pila 10 e del moncone est dovrebbe permettere – secondo Bucci tra due o tre mesi – anche di riaprire al traffico via Walter Fillak.