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Dalla Toscana al Piemonte, sindaci e governatori vogliono riaprire le scuole in aiuto ai genitori che lavorano ma la ministra Azzolina frena

Apr 23, 2020

Il Piemonte studia la ripartenza dei nidi a giugno

Ma a sostenere la necessità di riaprire le scuole è anche la Regione Piemonte. In particolare, l’ipotesi sulla quale si sta ragionando è quelal di riaprire gli asili nido già nel mese di giugno per consentire ai genitori la ripresa dell’attività lavorativa. L’ipotesi, da tempo allo studio della Città di Torino, è ora sul tavolo della task force di Regione Piemonte e Politecnico di Torino. «Abbiamo avviato il confronto con l’Ufficio Scolastico Regionale per programmare, nel rispetto delle regole e della sicurezza, la ripartenza degli asili nido a giugno e per prevedere dei luoghi che i bambini possano frequentare mentre i genitori lavorano visto che mancheranno attività di supporto alle famiglie come i centri estivi. Pensiamo ad esempio a delle microcomunità di famiglie», ha spiegato il rettore del Politecnico Guido Saracco. «Non possiamo non pensare alle famiglie che, se tornano a lavorare, non sanno dove mettere i bambini. Questo è un dovere istituzionale e morale, lo dico anche da papà. Non possiamo pensare che ripartano le aziende senza che riparta un qualcosa di predisposto dalle Regioni o dallo Stato per assistere, per guardare i bambini durante l’orario di lavoro», concorda il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. All’interno della task force del Politecnico è stato creato un team di una decina di persone che si occuperà proprio dello studio delle modalità di riapertura delle scuole, a partire dai nidi che, come le scuole d’infanzia, sono luoghi dove il distanziamento sociale è impossibile. «Il punto di partenza – ha spiegato l’assessore alla Scuola del Comune di Torino, Antonietta Di Martino – sarà l’individuazione, entro pochissimi giorni, di alcune scuole di ogni ordine e grado, a partire dai nidi, che possono rappresentare casi di studio concreti. Si analizzeranno quindi nel dettaglio simulando flussi di entrata e di uscita, specificità organizzative, orari di lavoro, tipologia del personale. Una simulazione che permetterà di individuare, entro una decina di giorni, delle linee guida che poi dovranno essere adattate alle altre scuole tenendo conto della specificità di ogni realtà».

Centri estivi di condominio, idee famiglie per fase 2

Di certo la fase due metterà in evidenza la necessità di individuare un nuovo modo di progettare il tempo dei bambini. Che usciranno dalle proprie abitazioni probabilmente con mascherine e guanti, mentre i loro genitori dovranno tornare a lavorare ma senza il fondamentale supporto dei nonni e soprattutto con le scuole chiuse. Così le famiglie, e soprattutto le associazioni che le rappresentano, stanno studiando proposte da sottoporre alla politica. E la politica a sua volta cerca inedite soluzioni per assicurare ai più piccoli di vivere una normalità nell’emergenza. Il Forum nazionale delle associazioni familiari ha ipotizzato l’utilizzo dei volontari del servizio civile come animatori a domicilio per singole famiglie con figli. Ma anche la possibilità di creare dei centri estivi condominiali per quanti hanno la fortuna di vivere in palazzi che hanno spazi all’aperto, come cortili o giardini. Qui, in questi spazi all’aperto – secondo l’ipotesi del Forum – potrebbero essere impiegati i tanti volontari del terzo settore. Tra le varie possibilità proposte dall’associazione – che raccoglie quasi 50 associazioni nazionali e oltre 500 regionali – anche quella di sgravi fiscali per le aziende che pagheranno le baby sitter al propri dipendenti o che mettano a disposizione degli spazi esterni per i figli di chi lavora in azienda.

Cantieri aperti nelle scuole chiuse

A 5 mesi dal 22 novembre, Giornata Nazionale per la sicurezza nelle scuole, la Fondazione Benvenuti in Italia (Torino), insieme alle associazioni ACMOS (Torino), Get Up (Udine), L’egalitè Sarzana (SP), MOVI, RIME (Trieste), Sermais (Novara) e 21 Marzo (Verbania), chiede al governo che l’emergenza Coronavirus sia l’occasione per aprire i cantieri per la messa in sicurezza e ristrutturazione straordinaria negli edifici scolastici, ormai vuoti. Per questo motivo è stato inviato un documento alla ministra Azzolina, alla vice ministra Anna Ascani e altri membri del Parlamento e del Governo, competenti in materia. «Le scuole del nostro Paese non sono luoghi insicuri a causa dell’espansione del virus, ma sono luoghi insicuri prima di tutto per l’inadeguatezza di troppe strutture», si legge nel documento, che propone un piano in 10 punti affinché, al rientro a scuola, gli studenti trovino ad attenderli degli spazi consoni a far vivere loro in piena sicurezza la vita scolastica.

Per approfondire:

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