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Dalla Nigeria a Prato, la tratta delle ragazze costrette a prostituirsi. Il gip: “Per loro in Italia nessuna alternativa”

Gen 9, 2019

“Mamma non ti devi preoccupare, le darò lezioni per farla diventare dura”. Così una ragazza di 24, nigeriana, parlava al telefono con la madre, riferendosi ad una minorenne che, fermata durante in un controllo antiprostituzione della polizia, si era impaurita e aveva detto agli agenti il luogo dove abitava. “Non è da oggi che dico che lei ha paura – risponde la mamma – perché non è una bambina, perché vengono in Italia ragazze anche di 12 anni! P. non è una bambina, è più grande”.

Le due donne, insieme ad altre due connazionali, sono ora accusate dalla procura di Firenze di tratta di essere umani, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione. In carcere ci sono la maman, Enoma Ehomwanre, nigeriana di 48 anni abitante a Pistoia, e una complice residente a Prato, 43,Doroty Omokhoa mentre per una ‘reclutatrice’, 48, residente a Castiglione del Lago (Perugia) ma che vive in Inghilterra, c’è un mandato di cattura internazionale. Ai domiciliari a Pistoia la figlia della ‘maman’, Rita Eghomwanre. La polizia inoltre cerca una madame ‘francese’ contatto Oltralpe dell’organizzazione

Secondo le indagini le donne hanno reclutato e portato in Italia e in Germania almeno 12 agazze africane, alcune minorenni, dalla Nigeria costringendole poi a prostituirsi in strada tra Calenzano e Sesto Fiorentino così da pagare il debito contratto con la maman per il viaggio, che arrivava fino a 45-60 mila euro. Le ragazze, secondo l’accusa, dovevano “lavorare” dalle 15 alle 3 di notte e versare alla loro protettrice, a cui erano legate da riti fatti nei villaggi in Nigeria, somme tra i 150 e i 600 euro al mese.

In un passaggio il giudice Gianluca Mancuso, che ha disposto l’arresto, scrive: “Le stesse vittime dei reati paiono manifestare interesse a saldare il prima possibile il debito con la maman per divenire “libere” e poter intraprendere un’attività analoga a quella di Enoma (la maman) non avendo alternative e non potendo aspirare a una vita normale in Italia”.

Le indagini della squadra mobile di Prato sono iniziate nel 2016 in seguito alla segnalazione fatta dai cronisti dell’emittente televisiva tedesca Deutsche Welle Tv alla Procura della repubblica di Firenze nella quale si segnalava la presenza di prostitute nigeriane in un appartamento di prato. Secondo l’inchiesta le giovani arrivavano in italia tramite barconi, dopo aver trascorso due settimane in Libia in un edificio chiamato “ghetto” gestito dai trafficanti. Una ragazza ha raccontato di essere stata chiusa insieme ad altre donne in attesa di prendere il barcone. La ragazza ha anche denunciato di aver ricevuto istruzioni dalla maman su cosa avrebbe dovuto raccontare alla commissione per i richiedenti asilo per farla uscire dal centro e raggiungerla. Cosa affettivamente avvenuta. La giovane, infatti, raggiunse la sua protrettrice in un’abitazione di Prato e poi è stata costretta a prostituirsi.

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