AGI – Un anno più sette. Venerdì per Sergio Mattarella sarà il primo giro di boa del secondo mandato. Eletto il 29 gennaio 2022, il suo insediamento è stato celebrato il 3 febbraio, con un discorso applauditissimo dalle Camere che lo avevano chiamato, nonostante la sua chiara volontà di non arrivare a un bis, a rappresentare per altri sette anni il Paese.
“La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione” ha detto allora, subito dopo aver giurato sulla Carta, in un intervento che ha posto al centro l’equilibrio tra i poteri, l’orgoglio per il Paese e soprattutto la “dignità” dei cittadini. Pur sapendo che il secondo settennato al Quirinale non sarebbe stato una passeggiata, forse Mattarella non si attendeva un anno così tumultuoso.
Certo i venti di guerra cominciavano già a soffiare quando il Presidente stava per entrare di nuovo a Palazzo, ma la situazione precipito’ in pochissime settimane. Il 24 febbraio la Russia invase l’Ucraina. Il giorno dopo, parlando a Norcia, il Capo dello Stato ha assunto una linea mai mutata in questi quasi dodici mesi: “Una nuova tragedia si è abbattuta sull’Europa, con violenza. E non su un solo Paese ma sull’intera Europa, mettendo pericolo pace e libertà. Questo riguarda ciascuno di noi”.
“Gli europei non si piegano alla violenza della forza: oggi si tratta dell’Ucraina e domani non si sa di quali obiettivi“. La linea nettissima, condivisa con l’allora governo Draghi e con la quasi unanimità del Parlamento, ha tenuto insieme la condanna verso la Russia, le sanzioni verso Mosca, il sostegno a Kiev. Una linea comune europea, che se ha registrato delle timidezze all’estero, non ha mai intaccato la nettezza di Roma.
E ancora ieri Mattarella ha ricordato che “il sostegno politico, economico e militare all’Ucraina e le sanzioni alla Russia sono funzionali a far cessare la guerra, non ad alimentarla”. Anche sul fronte politico il primo anno al Colle non è stato tranquillo. Dopo una legislatura a dir poco tormentata, la decisione del M5s, con la sponda di Lega e FI, ha portato in estate a una crisi del governo Draghi conclusasi con lo scioglimento anticipato, e per la prima volta estivo, delle Camere.
Un unicum nella storia repubblicana che Mattarella aveva provato a scongiurare, senza mai intervenire direttamente ma in base alla regola aurea che un Presidente cerca di evitare cesure non fisiologiche del regolare svolgimento istituzionale.
Il 25 settembre il voto ha portato a un cambiamento netto dell’assetto politico del Parlamento, con la vittoria del FdI di Giorgia Meloni, chiamata in tempi brevi a guidare il nuovo governo. Un esecutivo politico, con una maggioranza chiara dopo due legislature di maggioranze ‘eclettiche’, per il ritorno del centrodestra alla guida del Paese a più’ di dieci anni di distanza dall’ultimo governo Berlusconi.
Fin da subito la ‘coabitazione’ tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella, che molti osservatori si attendevano come complicata, ha mostrato invece un dialogo costante tra palazzo Chigi e Quirinale. Da parte del Presidente la linea è chiara: c’è un governo legittimato dal popolo, che ha vinto le elezioni e che deve mettere in campo le sue politiche. Ovviamente il Capo dello Stato si riserva d’intervenire, in base alle prerogative che gli attribuisce la Costituzione e ove ciò fosse necessario.
È successo quando ha rasserenato il clima tra Roma e Parigi, che stava diventando incandescente per un braccio di ferro sui ricollocamenti dei migranti, telefonando al presidente francese Emmanuel Macron. Per il resto prevale una pacata moral suasion sulle questioni istituzionali. Con la volontà di non interferire nelle scelte politiche dell’esecutivo. Il mandato del Presidente è proseguito con le sue iniziative sia in Italia che all’estero, in base ai principi guida che contribuiscono a mantenere Mattarella con livelli di gradimento popolare altissimo.
Continuando l’opera di ‘cucitura’ del Paese, che deve evitare fratture tra Nord e Sud, tra grandi città e piccoli paesi, tra centri e periferie. Sollecitando una solidarietà tra istituzioni e cittadini, tra diversi livelli della società, nella consapevolezza che l’Italia è grande quando dimostra di essere comunità. E all’estero il Presidente ha proseguito con il suo impegno verso l’Africa, visitando Mozambico e Zambia, mentre ora ha in programma una missione in Kenya.
Senza mai dimenticare l’Europa, stella polare del suo mandato, la cui importanza ha celebrato con un discorso a Maastricht, nella sala in cui trent’anni prima era stato firmato lo storico Trattato. L’anno prossimo l’Italia sarà nuovamente alla guida del G7, il Paese è chiamato ad applicare il Pnrr, l’Europa ha alle viste una profonda riforma ed elezioni tra un anno. Il mandato di Mattarella prosegue, con Costituzione, Europa, Alleanza atlantica e multilateralismo come stelle polari.