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Dalla Ferrari di Leclerc alla nazionale di Mancini: brilla l’Italia dello sport

Set 9, 2019

2′ di lettura

“Posso parlare in Italiano?” Grande, grandissimo Charles Leclerc. Che il Principino sia un campione, con quello che si è inventato in questi due week end di formula uno, è superfluo perfino dirlo. Uno che a 21 anni, a Monza, tiene a bada due molossi come Hamilton e Bottas che per 53 giri gli tengono il fiato sulle ruote, è un predestinato.

Dovrà ancora dimostrarlo, certo, ma quella semplice frase, “Posso parlare in italiano … “, è musica celestiale per chi ama la Ferrari. E non solo.

E guardate il povero Sebastian Vettel, finito in testa coda come Salvini dopo l’intervento in Parlamento di Giuseppe Conte. Il tedesco si becca anche una penalizzazione, finisce doppiato. Sono tempi duri per i Capitani. E Leclerc con il suo faccino d’angelo, ride come il perfido Franti. Dicono che fosse timido, il monegasco. Buon per lui: i timidi, quando colpiscono, fanno male.

È una Italia che va, quella che si è vista a Tampere. Va la Rossa di Maranello, ma va anche l’azzurro di Roberto Mancini che in Finlandia si porta a casa, oltre che il “quasi” pass per gli Europei, la sesta vittoria (2-1) consecutiva nelle qualificazioni. Che non è poco per una nazionale reduce da due mondiali traumatici e dall’infelice parentesi di Ventura.

Con una squadra rivoluzionata, Mancini riesce a far segnare anche Immobile, e questa è certamente una notizia visto che in azzurro, Immobile, non faceva gol da una vita. Una bella Italia, molto più spumeggiante rispetto a quella con l’Armenia, ma con il solito difetto: che per metterla dentro, prima deve produrre almeno sette-otto occasioni. Segno certo di vitalità, ma alla lunga un tantino logorante. Tanto è vero che prima o poi (come è avvenuto per il temporaneo pareggio dei finlandesi) incappa in un banale errore di stanchezza o distrazione.

Solo una notazione, magari pedante. Non montiamoci troppo la testa. L’Italia va, se batte la Grecia è matematicamente qualificata, ma in un girone dove la squadra più pericolosa è, appunto, la Finlandia, paese di sciatori, pescatori, boscaioli e meno di calciatori. Quindi: viva l’Italia, bravo Mancini, ma anche un sano calma e gesso per evitare di finire in testa coda come il povero Vettel.

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