L’Europa si appresta ad avere il proprio sistema di geolocalizzazione satellitare con Galileo, che si affiancherà progressivamente all’ormai arcinoto GPS di concezione americana. Nato nel 1973 nel Dipartimento di Difesa statunitense, è questo lo standard di geolocalizzazione che dal 1991 è alla base del funzionamento dei navigatori satellitari installati sulle nostre auto.
Tra non molto però per gli automobilisti europei il segnale arriverà da Galileo, che entra oggi in funzione con il completamento degli ultimi lanci che hanno portato a 18 il numero dei satelliti in orbita, che diventeranno 24 più 6 di scorta entro il 2020, quando il segnale del nuovo sistema coprirà il 100% della superficie terrestre.
Rispetto al GPS, Galileo offre numerosi vantaggi. Il principale è che la localizzazione è molto più accurata: si parla di un margine di errore di 30 centimetri al massimo, contro qualche metro del sistema USA GPS o di quello russo Glonass, con i quali è interoperabile. Tutto ciò grazie all’architettura che prevede che qualsiasi punto del globo sia visibile da almeno quattro satelliti, contro i tre del sistema GPS.
Presto arriveranno in commercio smartphone e navigatori compatibili con Galileo. Il primo smartphone è prodotto dalla spagnola BQ, mentre dal 2018 tutti i nuovi navigatori satellitari dovranno essere compatibili con il nuovo sistema satellitare europeo.
Grazie alla localizzazione più accurata fornita dal sistema voluto dalla Comunità Europea, saranno ancora più tempestivi i servizi di soccorso come l’eCall che i costruttori dovranno obbligatoriamente installare sulle nuove vetture vendute in Europa a partire dall’aprile 2018.
Galileo darà inoltre un ulteriore impulso allo sviluppo dei sistemi di guida autonoma che già oggi sfruttano la navigazione satellitare offerta dal sistema GPS, ma che con Galileo potranno avvalersi di misurazioni più accurate e veloci.