Abbiamo un Mondiale, abbiamo una sfida. Il primo round lo vince col batticuore Lewis Hamilton ma la voce che arriva dal deserto è che, finalmente per i non-hamiltoniani di ferro, la battaglia è reale e promette di tenerci compagnia per altre 22 gare. Certo, la Red Bull e Verstappen dovranno limitare al massimo gli errori perché per battere uno come Sir Lewis non si possono fare regali. E qualcuno gli austriaci della bibita taurina lo hanno elargito, compreso il momento in cui il pilota olandese, che era partito in pole, ha passato il sette volte campione del mondo salvo poi restituirgli la posizione per averlo oltrepassato al di fuori dai track limits. Lì era un calcio di rigore e il cacciatore aveva ormai azzannato la preda. E chi stava davanti pur difendendosi con le unghie aveva ben poche possibilità di salvarsi.
La Mercedes stava vincendo la gara ed ha rischiato di perderla per “colpa” di Bottas. Intendiamoci, la responsabilità non è del finnico ma il problema al pit con la sua anteriore destra ha lasciato qualche giro di tranquillità in più a Verstappen e gli ha consentito di mettere una gomma fresca in grado di recuperare quasi nove secondi a Hamilton. Ma qui siamo alle sottili lotte di strategia, quelle così difficili da comprendere da casa ma che eccitano a dismisura gli ingegneri. Va detto che il tenero Bottas alla fine è risultato comunque utile perché è stato davanti al secondo pilota Red Bull (importante per titolo costruttori) ed ha tolto il punto addizionale per il giro veloce a Verstappen. Hamilton non ha solo vinto la gara, ha anche migliorato un altro record di Michael Schumacher, quello del maggior numero di giri (siamo oltre 5mila…un’enormità) passati al comando di una gara. È accaduto al giro numero 43, proprio mentre il figlio di Michael, l’esordiente Mick, arrancava ultimo.
La Ferrari? Non male come l’anno scorso, in linea con le attese. Certo, arrivare dietro la Red Bull di Perez che partiva dalla pit lane non è una medaglia da riportare a Maranello con il sorriso. Leclerc sul giro secco può sempre inventarsi qualcosa ma il dato complessivo non è ancora incoraggiante seppur va annotato che il monegasco è stato davanti ad una McLaren (Ricciardo, mentre Norris era irraggiungibile) e soprattutto Alpine e Aston Martin sono messe ben peggio. E pure Alpha Tauri torna dal deserto con le ossa rotte seppur con la consolazione del punticino conquistato dal rookie Tsunada (anno di nascita: 2000). Dunque la rossa di Maranello può ragionevolmente pensare di giocarsela come terza/quarta forza e non sesta come nel tremendo 2020. Momento vintage intorno al 22esimo giro quando in un colpo solo si sono dati battaglia Vettel, Alonso e Raikkonen. Un po’ come uscire con l’eskimo. Ma è durata poco, alla fine nessuno dei tre ha portato a casa un punto. A proposito di vintage, ci si rivede a Imola.
Abbiamo un Mondiale, abbiamo una sfida. Il primo round lo vince col batticuore Lewis Hamilton ma la voce che arriva dal deserto è che, finalmente per i non-hamiltoniani di ferro, la battaglia è reale e promette di tenerci compagnia per altre 22 gare. Certo, la Red Bull e Verstappen dovranno limitare al massimo gli errori perché per battere uno come Sir Lewis non si possono fare regali. E qualcuno gli austriaci della bibita taurina lo hanno elargito, compreso il momento in cui il pilota olandese, che era partito in pole, ha passato il sette volte campione del mondo salvo poi restituirgli la posizione per averlo oltrepassato al di fuori dai track limits. Lì era un calcio di rigore e il cacciatore aveva ormai azzannato la preda. E chi stava davanti pur difendendosi con le unghie aveva ben poche possibilità di salvarsi.
La Mercedes stava vincendo la gara ed ha rischiato di perderla per “colpa” di Bottas. Intendiamoci, la responsabilità non è del finnico ma il problema al pit con la sua anteriore destra ha lasciato qualche giro di tranquillità in più a Verstappen e gli ha consentito di mettere una gomma fresca in grado di recuperare quasi nove secondi a Hamilton. Ma qui siamo alle sottili lotte di strategia, quelle così difficili da comprendere da casa ma che eccitano a dismisura gli ingegneri. Va detto che il tenero Bottas alla fine è risultato comunque utile perché è stato davanti al secondo pilota Red Bull (importante per titolo costruttori) ed ha tolto il punto addizionale per il giro veloce a Verstappen. Hamilton non ha solo vinto la gara, ha anche migliorato un altro record di Michael Schumacher, quello del maggior numero di giri (siamo oltre 5mila…un’enormità) passati al comando di una gara. È accaduto al giro numero 43, proprio mentre il figlio di Michael, l’esordiente Mick, arrancava ultimo.
La Ferrari? Non male come l’anno scorso, in linea con le attese. Certo, arrivare dietro la Red Bull di Perez che partiva dalla pit lane non è una medaglia da riportare a Maranello con il sorriso. Leclerc sul giro secco può sempre inventarsi qualcosa ma il dato complessivo non è ancora incoraggiante seppur va annotato che il monegasco è stato davanti ad una McLaren (Ricciardo, mentre Norris era irraggiungibile) e soprattutto Alpine e Aston Martin sono messe ben peggio. E pure Alpha Tauri torna dal deserto con le ossa rotte seppur con la consolazione del punticino conquistato dal rookie Tsunada (anno di nascita: 2000). Dunque la rossa di Maranello può ragionevolmente pensare di giocarsela come terza/quarta forza e non sesta come nel tremendo 2020. Momento vintage intorno al 22esimo giro quando in un colpo solo si sono dati battaglia Vettel, Alonso e Raikkonen. Un po’ come uscire con l’eskimo. Ma è durata poco, alla fine nessuno dei tre ha portato a casa un punto. A proposito di vintage, ci si rivede a Imola.