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Dai Prefetti in quattro anni stop a più di 3.700 imprese a rischio mafia

Set 29, 2019

Le Prefetture conducono un’istruttoria – spesso lunga mesi – che mette sotto la lente vari aspetti: dalla parentela di amministratori o dipendenti con famiglie criminali ai rapporti economici, fino ai possibili condizionamenti. Attenzione però: un’interdittiva è un provvedimento amministrativo che non si basa sulla certezza dell’infiltrazione mafiosa (che si deve invece raggiungere per la condanna penale) ma su una valutazione probabilistica fondata su elementi di fatto specifici, concreti e rilevanti.

Si tratta comunque di un provvedimento potente, che secondo gli avvocati dovrebbe avere carattere eccezionale: «È uno strumento micidiale più efficace della sanzione penale che andrebbe quindi portato sotto il controllo della giurisdizione», dice Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere penali.

Territori e settori

La maggior parte delle interdittive emesse dal 2016 a oggi, secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, si concentra nelle regioni tradizionalmente più colpite dalle mafie. Infatti, più del 57% (2.174) sono state emesse in Calabria (909 interdittive in quattro anni), Sicilia (655) e Campania (610). Ma sono elevati anche i numeri delle regioni del Nord, in particolare Lombardia (263 provvedimenti) , Emilia Romagna (234), e Piemonte (216).

Delle 3,700 interdittive emesse dal 2016 ad oggi, sono poco più di duemila quelle che hanno toccato aziende coinvolte in appalti pubblici. Le altre hanno riguardato imprese che non lavorano direttamente con la Pa, come ad esempio ristoranti, bar e pizzerie. Il dato emerge mettendo a confronto i numeri totali delle interdittive forniti dal ministero dell’Interno con quelli dell’Anac, l’Autorità anticorruzione, che censisce solo le aziende che possono partecipare a gare pubbliche.

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