Il vulcano più alto d’Europa è anche un vulcano molto antico. I geologi fanno risalire l’inizio della sua attività ad almeno 500.000 anni fa, all’epoca che viene chiamata del Pleistocene medio, quando Homo sapiens non era ancora apparso sulla Terra e anche la geografia dell’Italia era molto diversa.
A quell’epoca l’Etna era un vulcano sottomarino, che si trovava in un golfo, come si può leggere sulla pagina del sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ne ricostruisce la storia. Le tracce delle eruzioni di quel periodo sono ancora visibili nella Rupe di Aci Castello e nei Faraglioni di Aci Trezza.
Prima ancora, la stessa faglia che oggi alimenta di magma l’Etna aveva creato bocche vulcaniche dove oggi sono i monti Iblei, più a Sud e verso Siracusa, secondo uno studio pubblicato proprio all’inizio di quest’anno. La faglia che mette in collegamento il mantello con la superficie e attraverso la quale risale il magma sarebbe quella della Scarpata Ibleo-Maltese, che corre verso Malta attraverso il mare.
Più di 150.000 anni dopo l’inizio dell’attività sotto le acque del Mar Ionio l’Etna cominciò ad emergere e 330.000 anni fa era finalmente in superficie. Però continuò ad essere per moltissimo tempo un vulcano diverso da quello che conosciamo oggi e la sua attività si concentrò lunga la zona della costa ionica.
Solo 110.000 anni fa, più o meno l’epoca in cui i primi sapiens lasciano l’Africa e raggiungono l’Asia e l’Europa, il vulcano si sposta verso l’interno, verso la zona in cui lo vediamo adesso. Quello che vediamo oggi, e che si chiama Mongibello, è però ancora più recente. Prima di questa montagna, infatti, ce ne furono altre: una chiamata Trifoglietto, poi una chiamata vulcano Ellittico, che arrivò anche a superare l’altezza attuale, toccando 3.600 metri e che sono tutte in gran parte sepolte sotto quella attuale. Il Mongibello, con i suoi 3.300 metri, è dunque solo l’ultima forma assunta, almeno fino ad oggi, dall’Etna.