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Da Milano a Palermo l’Italia si rimette in moto. Il Papa riapre le messe in San Pietro

Mag 18, 2020

fase 2

Traffico un po’ più sostenuto nelle grandi città, più gente sui mezzi dei pendolari ma per ora nessuna criticità particolare

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(ANSA)

Traffico un po’ più sostenuto nelle grandi città, più gente sui mezzi dei pendolari ma per ora nessuna criticità particolare

18 maggio 2020


5′ di lettura

Riaprono negozi, ristoranti, bar e riprendono diverse attività. L’Italia prova a ripartire dopo il lockdown per l’emergenza coronavirus. Traffico un po’ più sostenuto nelle grandi città, più gente sui mezzi dei pendolari ma per ora nessuna criticità particolare. Era chiusa ai pellegrini dal 10 marzo scorso ma anche la basilica di San Pietro ha riaperto i battenti. In basilica si erano svolte le celebrazioni pasquali con il Papa e ogni giorno c’è stata la recita del rosario con la presenza di piccoli gruppi di religiosi o persone del Vaticano. Ma l’accesso alla basilica e alla piazza era interdetto al pubblico da 69 giorni. Per entrare nella basilica di San Pietro i fedeli si sottopongono alla misurazione della temperatura con i termoscanner e ci si può muovere solo entro percorsi tracciati.

A Milano torna l’espresso al bar, trasporti fluidi

È fluida la situazione, secondo Atm, a bordo dei convogli della metropolitana e dei mezzi di superficie stamani a Milano con la riapertura di buona parte delle attività produttive. Solo intorno alle 6 e 30 sono stati chiusi per il raggiungimento del numero di passeggeri i tornelli alle stazioni della metropolitana di Sesto San Giovanni, Cascina Gobba e Repubblica Situazione analoga a bordo dei mezzi di superficie. C’è stata solo la segnalazione di un conducente a bordo della linea 90-91 per un numero di passeggeri eccessivo che ha richiesto l’intervento degli agenti della Polizia locale. Dopo oltre due mesi di lockdown, i milanesi riscoprono il piacere di un espresso al bar, al banco prima di andare al lavoro o seduti al tavolino con le dovute distanze. Da oggi anche a Milano riaprono i bar con le nuove regole per evitare il contagio e alle 6:30 Daniele Sartori, proprietario di un bar torrefazione nella zona del tribunale, è già pronto ad accogliere i primi clienti. Gli ingressi e le uscite sono separati da due porte diverse, all’ingresso il gel igienizzante per le mani e ai dipendenti è stata provata la febbre, come prevede l’ordinanza della Regione. «Ci si dovrà abituare a queste nuove regole, prima o poi bisognava riaprire non possiamo andare avanti così – ha spiegato -. Due mesi di stop sono tanti e i dipendenti aspettano ancora la cassa integrazione. Con il distanziamento dei tavoli abbiamo perso 12 posti dentro e 10 fuori ma andiamo avanti. L’unica cosa che chiediamo sono delle regole chiare».

Primo volo da Sofia, riaperto l’aeroporto di Bergamo

Alle 6,51 è atterrato il primo volo all’aeroporto di Bergamo – Orio al Serio: un atterraggio che segna la riapertura dello scalo bergamasco ai voli civili dopo il vuoto del lockdown. Si è trattato di un volo Wizzair giunto da Sofia e a bordo del quale c’erano 109 passeggeri. Poco dopo un’ottantina di persone si sono imbarcate sempre sullo stesso volo per raggiungere la capitale della Bulgaria in mattinata. Nessun problema di gestione della situazione, nonostante i controlli molto severi considerato anche il ridottissimo numero di passeggeri.

Roma sceglie le fasce orarie, negozi scaglionati

Roma riapre per fasce orarie, progressivamente, per tipologia di esercizi: per primi gli alimentari, poi i laboratori non alimentari, mentre a metà mattinata gli attesissimi parrucchieri ed estetisti. Le fasce orarie decise dalla sindaca Virginia Raggi con una ordinanza valida da oggi al 21 giugno interessano le attività commerciali, artigianali e produttive autorizzate dal governo e dalla Regione. Per evitare flussi di persone troppo importanti le attività sono state divise in tre fasce di apertura e chiusura, dal lunedì al sabato: F1 sono gli esercizi di vicinato del settore alimentare, i laboratori alimentari, le medie e grandi strutture di vendita del settore alimentare, i panificatori, che potranno decidere fra due opzioni: F1A: apertura dalle 7 ed entro le 8 con chiusura entro le 15; F1B con apertura dalle 7 ed entro le 8 e chiusura dopo le 19 ed entro le 21.30. C’è poi la fascia F2 che comprende i laboratori non alimentari, con apertura nell’intervallo tra le 9.30 e le 10 con chiusura entro le 19. Infine la F3, cioè esercizi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita non alimentare, acconciatori ed estetisti, phone center e internet point, con apertura tra le ore 11 e le 11.30 e chiusura dopo le 19 ed entro le 21.30.

Saracinesche alzate ma non per tutti i ristoranti a Palermo

«Siamo pronti per ricominciare. Sono settimane che lavoriamo per arrivare a questo momento. Certo le linee guida sono arrivate a ridosso dell’apertura del ristorante, ma ce la faremo». Carmelo Grigliè gestisce insieme a Giovanni Monforte il ristorante pizzeria Arte e Tradizione alla Kalsa a Palermo. «Abbiamo iniziato il primo maggio con l’asporto. Chi fa ristorazione sa bene che non si riprendono nemmeno le spese. Ma era fondamentale rimettersi in pista. Apparecchieremo all’aperto. I nostri clienti non troveranno tavoli già pronti. Tovaglie monouso, piatti bicchieri e posate verranno sistemate davanti ai clienti. Una volta finita la cena verrà tutto sanificato. I camerieri e i pizzaioli avranno mascherine e guanti. Chiediamo al Comune più suolo pubblico per potere accogliere nel modo migliore i clienti». Ma se c’è chi ha deciso di aprire nonostante le tante restrizioni c’è chi resta chiuso. Come Gigi Mangia che ha un noto ristorante in centro in via Principe di Belmonte. «Servono degli scudi per garantire ai ristoratori di potere lavorare in serenità. Uno contro le denunce e le richieste di risarcimento da parte dei clienti in caso di infezione. La responsabilità civile e penale non può ricadere sui ristoratori – dice Gigi Mangia – Poi ne serve un altro per evitare i fallimenti. In questa situazione drammatica è facilissimo. Servono garanzie e strumenti che questo non accada. Infine chiediamo al Comune il suolo pubblico. Noi siamo disposti a fare un patto. L’amministrazione ci conceda il suolo pubblico e noi ci impegnano a mantenere il decoro nell’area che ci viene assegnata. In questo modo collaboreremo in modo concreto per rendere Palermo più bella di quanto già non sia». Ma c’è anche chi guarda a questa fase con ottimismo. Dice Filippo Ventimiglia, chef e titolare insieme a Gabriele Amato del ristorante Quattroventi: «Stiamo facendo il punto della situazione ma penso che riapriremo per ridare un servizio anche migliore alla nostra clientela. Definiremo in queste ore gli ultimi dettagli».

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