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Curdi, un popolo senza Stato tradito dall’Occidente – Il Sole 24 ORE

Ott 9, 2019

Argine contro l’Isis

La storia ha spesso giocato contro i curdi. Eppure, negli ultimi anni sembrava aver virato dalla loro parte. Quando, nel giugno del 2014, l’esercito iracheno si squagliò come neve al sole davanti all’offensiva dell’Isis, chi salvò il secondo centro petrolifero iracheno furono proprio i peshmerga, le milizie curdo-irachene. Poco dopo, nel settembre del 2014, gli Usa si misero alla testa di una coalizione internazionale (solo con raid aerei) contro l’Isis. Fu proprio ai curdi, questa volta quelli siriani (il 10% della popolazione), a cui si rivolse Washington. Nessun Paese che partecipava alla missione intendeva dispiegare i propri soldati.

Le Ypg, le milizie curdo siriane, divenivano dunque gli indispensabili “scarponi sul terreno” incaricati di conquistare le città sotto il controllo dell’Isis. Ci riuscirono con successo, pagando però un alto tributo di sangue. Mentre, nell’estate del 2017, i curdi iracheni si rendevano protagonisti della liberazione di Mosul, la roccaforte irachena dell’Isis, in autunno le Ypg, la spina dorsale della coalizione voluta dagli Usa (le Sdf), si resero protagonisti anche della riconquista di Raqqa, la capitale dell’Isis. I curdi siriani controllavano così un territorio pari a un quarto della Siria, che comprendeva i pozzi petroliferi in mano al regime di Damasco fino al 2012.

Donne curde manifestano contro la Turchia nel nord della Siria (Afp)

Le due precedenti campagne di Erdogan contro i curdi siriani

Erdogan osservava da vicino quanto avveniva di là del confine. Ai suoi occhi le Ypg sono sempre state la costola siriana del (Pkk), gruppo separatista curdo attivo in Turchia. Quindi nient’altro che “terroristi”. Con il pretesto di allontanare l’Isis dal confine, ma in realtà per impedire che le Ypg potessero controllare quasi tutta la linea di confine, Ankara diede il via all’Operazione “Scudo dell’Eufrate” (agosto 2016 – marzo 2017).

Soltanto 10 mesi dopo Erdogan riaprì le ostilità con la campagna “Ramoscello d’Ulivo”. L’obiettivo era conquistare il cantone di Afrin e consegnarlo ai miliziani sunniti siriani alleati di Ankara. Cosa che avvenne in due mesi. L’offensiva di Erdogan si fermò a Manbij,la città dove si trovava il contingente americano, circa 2mila soldati. I curdi si erano illusi.

L’ultimo tradimento: il ritiro americano voluto da Trump

Ma ecco l’ultimo tradimento. Per mano di un presidente che non ha mai gradito la presenza americana in Siria. In agosto, Trump ed Erdogan si sono accordati per rendere stabile il confine tra Turchia e Siria, creando una zona di sicurezza il cui fine era separare le forze curde da quelle turche. Le Ypg hanno cominciato ad abbandonare gli avamposti. Meno di due mesi dopo, Trump ha rimangiato l’accordo. E per i curdi-siriani le cose si stanno mettendo davvero male.

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