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“Critiche corrette sull’emergenza Covid”. Perché ‘La Provincia di Como’ non ha diffamato l’Ats Insubria

Nov 7, 2024

AGI – I giornalisti del quotidiano ‘La Provincia di Como’ non dovranno risarcire l’Ats Insubria, l’azienda regionale di tutela della salute nelle province di Como e Varese, che aveva querelato per diffamazione due cronisti e il direttore per avere dato vita a “una campagna denigratoria” a suo danno “strumentalizzando l’emergenza sanitaria” attraverso alcuni pezzi sulla gestione della pandemia.

 

“I giornalisti si limitano a esprimere una serie di valutazioni critiche sulla gestione della situazione epidemiologica e su quelli che, a loro avviso, rappresenterebbero taluni aspetti problematici del servizio (peraltro comprensibili alla luce della straordinaria gravità della crisi sanitaria in parola) – si legge nella richiesta di archiviazione del pm -. Gli articoli, sebbene a tratti particolarmente polemici e pungenti, riportano fatti e circostanze apprese dall’autore sulla problematica in discussione ma non contengono frasi realmente offensive della reputazione dell’Azienda. Senza contare i funzionari pubblici sono maggiormente esposti, rispetto al privato cittadino, alle critiche dell’opinione pubblica”.

 

“Sebbene in parte opinabili, non può fondatamente sostenersi che i giornalisti abbiano coscientemente pubblicato notizie false o tendenziose – argomenta ancora il pm nel provvedimento letto dall’AGI -. La stessa Ats ammette che nelle giornate di venerdì 9 e sabato 10 aprile 2021 si sarebbe verificata una situazione di parziale esaurimento delle dosi destinate alla somministrazione a domicilio. Considerata la drammaticità della situazione vissuta dal Paese (e, in particolare, dalla Regione Lombardia), non può neanche dirsi che l’elaborazione critica sia avulsa da un nucleo di verità e/o trascenda in meri attacchi personali finalizzati ad aggredire la sfera morale altrui (modeste e marginali inesattezze che riguardino semplici modalità del fatto sono pur sempre tollerabili); il diritto di cronaca, che presuppone l’immediatezza della notizia e la tempestività dell’informazione, può comportare, per ovvie esigenze di urgenza e celerità, qualche sacrificio dell’accuratezza della verifica della verità del fatto narrato e della bontà della fonte”.

 

L’Ats Insubria aveva anche chiesto al giornale “tra i 50mila e i 250mila euro” in una causa civile a tutto il giornale sostenendo che l’azienda sanitaria “per un anno e mezzo è stata vittima di un perdurante attacco mediatico da parte della testata giornalistica, la quale ha incessantemente screditato l’operato dell’ente”. La causa civile poi non era stata portata avanti. 

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