La Porsche sta iniziando a pagare il prezzo di una politica sulle EV che non ha funzionato. Il discorso si potrebbe allargare all’intero Gruppo Volkswagen che sta provando a gestire una flessione con pochi precedenti storici. A soli 10 anni dalla dead line, imposta in Europa, sui motori termici vi sarebbe già dovuto essere il tanto agognato boom di veicoli alla spina. Al contrario, i dati sulle vendite sono calati una volta terminato l’hype sulle tecnologie green.
La Casa teutonica è stata costretta a rivedere le sue strategie, facendo un passo indietro sulle proposte tecniche. I vertici della Porsche hanno scelto di puntare di nuovo sui motori a combustione interna, accontentando i puristi e, forse, dicendo addio alla possibilità di avere oltre l’80% della produzione costituita da veicoli elettrici entro il 2030. Una scelta obbligata per non mettere la parola fine a uno dei brand più leggendari della storia dell’Automotive.
Porsche in affanno, scattano i licenziamenti
Come tanti altri produttori, il marchio teutonico ha confermato i tagli al personale per adeguarsi alle nuove dinamiche del mercato globale. Porsche, nel 2024, ha marcato un sensibile calo dell’utile operativo (-22,6%, per un totale di 5,6 miliardi di euro contro i 7,3 dell’esercizio precedente) e delle vendite a livello globale. Sono state commercializzate, nel 2024, 310.718 vetture (-3%), con la Cayenne (102.889 unità), la Macan (82.795) e la 911 (50.941) che sono risultati i modelli più apprezzati del listino.
Il flusso di cassa netto è stato di 3,7 miliardi di euro, quasi pari a quello del 2023 (4,0 miliardi di euro). Nel computo vanno calcolate le uscite di cassa per 250 milioni di euro legate ai piani pensionistici. Il margine di liquidità netta è stato del 10,2% (esercizio precedente: 10,6%), superando comunque le previsioni. Lo scorso mese Porsche ha ufficializzato un programma per ridurre circa 1.900 posti di lavoro entro il 2029, in particolar modo negli stabilimenti di Stoccarda-Zuffenhausen e Weissach, in Germania. Lo scorso anno, invece, si era deciso per la non estensione dei contratti a termine per 1.500 lavoratori, con ulteriori 500 contratti in scadenza.
Le previsioni future del brand teutonico
C’è fermento tra i sindacati tedeschi per le decisioni dei principali marchi automobilistici. Porsche ha scelto un approccio più selettivo nelle nuove assunzioni e ha giustificato la riduzione del personale con i ritardi nella transizione verso l’elettrico a causa delle complicate condizioni geopolitiche ed economiche. Nel 2025 la Casa di Stoccarda ha previsto un ulteriore flessione, con stime di ricavi tra 39 e 40 miliardi di euro, inferiori rispetto al 2024. L’utile operativo lo scorso anno è sceso a 5,6 miliardi, a causa della fredda risposta del mercato cinese.
È pronto un piano di riassetto da 800 milioni di euro, che determinerà il taglio di 3.900 posti di lavoro in totale. Sebbene i numeri sull’elettrico non siano positivi, il management Porsche ha previsto che il 33-35% delle vendite nel 2025 saranno di veicoli elettrificati. Dopo il licenziamento del direttore finanziario Lutz Meschke e del responsabile delle vendite Detlev von Platen, saranno migliaia le famiglie che si troveranno in difficoltà nei prossimi anni. Lo scorso dicembre Volkswagen e il sindacato Ig Metall hanno raggiunto un accordo che determinerà “dolorose concessioni”. In sostanza saranno eliminati 35.000 posti di lavoro entro il 2030, senza licenziamenti ma tramite incentivi all’esodo e pensionamenti anticipati.