AGI – Se la scuola primaria tutto sommato tiene, con dati simili al 2019 periodo pre-pandemia, i problemi si concentrano alle scuole superiori con importanti differenze tra Nord e Sud: il 9,5 per cento degli studenti termina il percorso di studi con competenze in italiano fortemente inadeguate.
È quanto emerge dai dati delle prove Invalsi 2022, presentati oggi all’università La Sapienza di Roma, che fotografano la situazione della scuola dopo due anni di pandemia tra sospensione delle lezioni in presenza e didattica a distanza.
Nel Mezzogiorno il deficit riguarda il 14,9 per cento, in Calabria il 22,4 per cento. Si chiama dispersione implicita: si aggiunge al fenomeno della dispersione scolastica (chi abbandona gli studi) portando alla maturità individuale e sul mercato del lavoro ragazzi con forti carenze di base. Tra i 18 e i 24 anni, un giovane su quattro ha vissuto a scuola con profonde difficoltà di apprendimento.
Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5% per salire al 9,8% nel 2021, molto probabilmente a causa dei lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza.
Il fenomeno dimostra che l’attenzione non deve essere rivolta solo a coloro che la scuola l’abbandonano, ma anche a tutti i giovani che la terminano senza avere le competenze di base necessarie.
La disponibilità di dati sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare quegli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, terminano pero’ il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali.
Questo studenti sono quindi a forte rischio di avere limitate prospettive di inserimento nella società molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado.
“All’interno dell’involucro rappresentato dal titolo di diploma, guardandoci dentro scopriamo che molti dei nostri ragazzi rischiano di non avere la preparazione minima per le funzioni necessarie a questo Paese. Ne abbiamo contati 40mila”, ha spiegato il presidente di Invalsi Roberto Ricci.
Le Prove Invalsi 2021 hanno coinvolto oltre 1.100.000 allievi della scuola primaria (classe II e V), 530mila studenti della secondaria di primo grado (classe III) e 475mila studenti dell’ultima classe della scuola secondaria di secondo grado.
Bianchi, con pandemia più differenze tra nord e sud
Dai dati Invalsi 2022 emergono “differenze oggettive tra nord e sud. La pandemia ha aumentato le differenze anche se in molte regioni del sud c’è stata una ripresa. Una vicenda così globale, non conclusa, ha sicuramente lasciato tracce ma mi sembra che il sistema nel suo insieme abbia dimostrato capacità e volontà di reazione. L’obiettivo da perseguire, come abbiamo fatto quest’anno, è la scuola in presenza e in sicurezza”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, oggi nel corso del suo intervento alla presentazione dei risultati delle prove Invalsi 2022, che si e’ svolta questa mattina all’università La Sapienza.
“I dati Invalsi 2022 sono molto chiari – ha aggiunto il ministro Bianchi – è chiaro che la pandemia è stato un problema e l’abbiamo affrontata con strumenti di emergenza. Diversamente da altri Paesi non abbiamo abbandonato i ragazzi. Con grande sacrificio ragazzi, famiglie e docenti hanno usato tutti gli strumenti per mantenere anche nella situazione più difficile il contatto continuo con la scuola. In altri Paesi nonè’ stato cosi: si è chiusa la porta e si è aspettato che si potesse riaprire”.
“Per quanto riguarda la dispersione scolastica, sono tanti gli strumenti che abbiamo a disposizione – ha spiegato il ministro dell’Istruzione – la riforma degli istituti tecnici superiori per dare agli studenti l’opportunità di trovare una direzione specifica è molto importante. La riforma della scuola tecnico professionale. Lavoriamo al tema dell’orientamento”.
Invalsi, da risultati secondaria divari territoriali
I divari territoriali non migliorano rispetto alle rilevazioni precedenti e rimangono molto ampi. È quanto emerge dai risultati delle prove Invalsi 2022 per la scuola secondaria di I e II grado presentati questa mattina dal presidente di Invalsi Roberto Ricci all’università La Sapienza di Roma, alla presenza del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e della rettrice dell’ateneo Antonella Polimeni.
In alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si riscontra un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi, che si attesta attorno al 50% della popolazione scolastica in italiano, al 55-60% in matematica, il 35-40% in inglese-reading e il 55-60% in inglese-listening.
In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Inoltre, tra questi ultimi diminuisce la quota di studenti con risultati più elevati.
Emergono forti evidenze di disuguaglianza educativa nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.
La pandemia, inoltre, ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica. Da qualche tempo è divenuto chiaro che l’attenzione non deve essere rivolta solo a coloro che la scuola l’abbandonano, ma anche a tutti i giovani che la terminano senza avere le competenze di base necessarie.
La disponibilità di dati sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare quegli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, terminano però il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali; tali studenti sono quindi a forte rischio di avere limitate prospettive di inserimento nella società molto simili a quelle degli studenti che non hanno concluso la scuola secondaria di secondo grado.
Tale forma di dispersione scolastica è stata definita dispersione scolastica implicita o nascosta. Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%1, per salire al 9,8% nel 2021, molto probabilmente a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si osserva un’inversione di tendenza sia a livello nazionale, dove si ferma al 9,7% (-0,1 punti percentuali) sia a livello regionale.
In termini comparativi, il calo maggiore della dispersione scolastica implicita si registra in Puglia (-4,3 punti percentuali) e in Calabria (-3,8 punti percentuali).
“Gli esiti delle prove Invalsi sono direttamente paragonabili nel tempo a partire dal 2018 o dal 2019 – ha spiegato il presidente di Invalsi Roberto Ricci – è quindi legittimo interrogarsi se i problemi riscontrati abbiano origini piu’ lontane”. Gli esiti delle ricerche internazionali alle quali l’Italia partecipa dal 1995 indicano che le tendenze evidenziate attraverso le prove del 2022 affondano le loro radici molto lontano nel tempo, spesso già a partire dai primi anni Duemila.