TORINO. La febbre da shopping ha preso il sopravvento nella prima giornata di riapertura dei negozi nelle regioni che hanno cambiato colore, diventando ieri da rosse ad arancioni. Una fascia di rischio inferiore con restrizioni meno rigide rispetto a quelle delle ultime settimane.
Da Torino a Milano a Roma si sono visti assembramenti nelle vie del centro storico che stridono, però, con le richieste di governo, presidenti regionali, sindaci e infettivologi. A tutti viene chiesta «prudenza e massima attenzione ai singoli comportamenti» in questo delicato momento in cui i contagi sono diminuiti, ma il virus continua a circolare, quindi non è consentito abbassare la guardia.
Tra i primi a intervenire il governatore del Piemonte, Alberto Cirio. «Quello che ho visto ieri in alcune vie a Torino è qualcosa che mi riporta con la mente in estate e non possiamo permettercelo» ha commentato, vedendo le immagini della folla che ieri hanno accompagnato la riapertura dei negozi. «Quello che è successo ieri a Torino è qualcosa di inaccettabile», ha sottolineato ai microfoni di Radio Veronica One.
Il governatore del Piemonte ora sta partecipando al Comitato per l’Ordine pubblico e ha già anticipato di voler chiedere «al prefetto interventi rigorosissimi. So che le forze dell’ordine hanno fatto tanto ma evidentemente non basta. I piemontesi si stanno comportando in modo serio, ma laddove ci sono situazioni che scappano di mano bisogna intervenire subito in maniera netta».
Anche la sindaca del capoluogo piemontese, Chiara Appendino, ha esortato alla prudenza: «Supportiamo i negozi di vicinato e, nel contempo, non abbassiamo la guardia. Si può passeggiare e fare shopping in modo responsabile».
Preoccupato per gli assembramenti dell’ultimo weekend di shopping anche l’infettivologo Massimo Galli, dell’ospedale Sacco-università degli Studi di Milano. «E’ evidente che, se non si mantengono le precauzioni» necessarie a limitare la diffusione dei contagi «non potremo che rivedere una situazione simile a quella che abbiamo già vissuto», arrivando cioè a una terza ondata di Covid-19.
L’esperto, ospite di Agorà su Rai3, ha avvertito che «abbiamo ancora moltissimo virus che circola». Troppo, in tutto il Paese, «per pensare di tornare a un liberi tutti appena avuto un accenno di risultato» dalle restrizioni disposte contro la seconda ondata.
Anche Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico si è detto preoccupato da quanto è accaduto nella prima domenica di shopping natalizio. Teme che i risultati promettenti raggiunti sul fronte del rallentamento dei contagi, vengano frantumati da un addio alla prudenza durante le festività natalizie. «Mi chiedo: perché se in via del Corso a Roma o nelle strade dello shopping di altre città se ci sono troppe persone, non si interviene e non si impone il numero chiuso?». E ha poi aggiunto: «Mi pare difficile spiegare che è necessario limitare gli spostamenti tra Regioni se si accetta che, per gli acquisti di Natale, ci siano assembramenti. I grandi numeri facilitano la trasmissione del virus. Non può essere un Natale tradizionale, purtroppo».
La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, a 24Mattino su Radio 24, a proposito delle folle da shopping in alcune città italiane passate da zona rossa ad arancione ha definito «sconcertante che le persone stentino a comprendere la gravità della situazione e che molto dipenda dai nostri comportamenti che devono essere virtuosi». «Capisco che devi fare compere – ha proseguito – ma se vedi che la situazione è così, forse cambi giorno o zona, forse torni a casa. Questo non è un buon segnale, non conforta», ha concluso.
Insomma le immagini del primo giorno di riaperture fanno ulteriormente riflettere sulle decisioni al vaglio dell’esecutivo sul nuovo Dpcm che sarà in vigore dal 4 dicembre. «Si sta lavorando a ipotesi restrittive severe. Ma il Dpcm ancora non c’è, ci sono delle ipotesi» ha ribadito la sottosegretaria. «Tutte le ipotesi che ballano sui giornali creano un’ansia impressionante e preferisco non contribuire anche io con ipotesi non ancora confermate» ha sottolineato Zampa. «Si cercherà di fare in modo che le persone comprendano che bisogna spostarsi il meno possibile – ha aggiunto – il piano sarà presentato e illustrato dal ministro giovedì 3 dicembre».
Sempre questa mattina il ministro Francesco Boccia a Rainews 24 è ritornato sulla questione decreto natalizio, orari e coprifuoco: «Se decidiamo che c’è un limite orario per gli spostamenti, si torna a casa indipendentemente da quello c’è da fare: c’è da festeggiare il Capodanno? Si festeggia a casa» ha affermato. E a alla domanda se fosse vero che aveva detto «devono passare sul mio cadavere» se salta il coprifuoco alle 22, il ministro ha risposto: «Si dicono tante cose nelle riunioni e comunque sì la penso così, come Speranza e tutto il governo. Prudenza e attenzione è la nostra linea, una linea che mette la salute davanti a tutto».