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Cospito in sciopero della fame, a chi spetta decidere di alimentarlo

Feb 5, 2023

AGI – Spetta alla magistratura autorizzare i ricoveri dei detenuti che lo necessitino ma un’eventuale alimentazione forzata, alla luce delle disposizioni lasciate da Alfredo Cospito, può essere decisa e disposta solo dai medici. Ed è “molto difficile” pensare che i sanitari lo facciano vista la volontà del recluso in sciopero della fame a Opera.

È quanto apprende l’AGI da fonti del Tribunale di Sorveglianza di Milano la cui presidente, Giovanna Di Rosa, che ha visitato l’anarchico nei giorni scorsi, segue costantemente una situazione ritenuta inedita perché pone una serie di interrogativi giuridici ed etici mai emersi. Dunque, il trasferimento all’ospedale San Paolo nel caso di aggravamento dello stato di salute, non porrebbe particolari problemi. Basterebbe la firma del magistrato, in questi casi scontata, Cospito verrebbe ricoverato nell’ospedale collegato al carcere.

“L’alimentazione forzata invece è un atto a cura dei medici che è molto difficile la pratichino per le ferme disposizioni fatte pervenire da Cospito al ministero della Giustizia, al Provveditorato e alla Sorveglianza”. C’è poi l’ipotesi del trattamento sanitario obbligatorio. “A deciderlo sono il sindaco (in questo caso dovrebbe essere quello di Opera, Comune alle porte di Milano, ndr) e i medici ma anche in questo caso è una decisione che non pare probabile dal momento che non c’è una valutazione psichiatrica acclarata che induca un intervento dall’esterno”.

Alfredo Cospito appare consapevole di quello che sta facendo e delle sue conseguenze. Il suo digiuno è per l’abolizione del 41 bis, un intento chiaro e più volte esplicitato, una battaglia politica, dice, per sé e per gli altri nelle sue condizioni. E se il cuore dovesse cedere, eventualità non improbabile quando questo muscolo non ha più ‘benzina’?

“Qui si apre un interrogativo delicato dal momento che non ci sono precedenti”, è il ragionamento in ambienti giudiziari milanesi nei quali si osserva che si è arrivati a questo punto per una “gestione disordinata” della vicenda, sotto più punti di vista.

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