“Dio solo sa che cosa sta facendo al cervello dei nostri figli”, una frase, estrapolata da una riflessione più articolata, lancia l’allarme sui social network. Il monito non arriva da un luddista moderno, ma da Sean Parker, creatore di Napster ed ex presidente di Facebook tra le tante cose.
Durante un evento Axios al National Constitution Center di Philadelphia, Parker si è definito come una sorta di obiettore di coscienza dei social media e ha scherzato sul fatto che probabilmente dopo affermato Mark Zuckerberg bloccherà il suo account su Facebook. Ma cos’ha detto di preciso?
“Quando Facebook stava crescendo, c’erano persone che incontravo e mi dicevano che non erano sui social. Rispondevo loro ‘OK. Lo sai, ci sarai. E poi loro dicevano ‘No, no, no. Do valore alle interazioni reali, al momento, alla presenza e all’intimità’. E io dicevo ‘alla fine ci sarai'”.
“Non so se ho veramente capito le conseguenze di ciò che stavo dicendo, a causa delle conseguenze non prevedibili di una rete che cresce a un miliardo o 2 miliardi di persone e… cambia letteralmente il tuo rapporto con la società, con l’altro… Probabilmente interferisce con la produttività in modi strani. Dio solo sa cosa sta facendo ai cervelli dei nostri figli”.
“Il processo di pensiero che c’è dietro, Facebook è stato il primo, era ‘come possiamo occupare quanto più tempo e attenzione possibile?‘. E questo significa che dobbiamo far sì che vi arrivi un po’ di dopamina ogni tanto, perché qualcuno ha messo Mi Piace o ha commentato una foto o un post o qualsiasi altra cosa. E questo vi indurrà a contribuire con più contenuti in modo da avere… più Mi Piace e commenti”.
Insomma, i social sfruttano la vulnerabilità nella psicologia umana. “Gli inventori e creatori – io, Zuckerberg, Systrom nel caso di Instragram e tutte queste persone – hanno compreso coscientemente tutto questo. E l’abbiamo fatto comunque“, conclude Parker in una sorta di mea culpa.
Una “scusa postuma” che non è nuova nel mondo informatico: tra i tanti esempi ricordiamo il programmatore Ethan Zuckerman, famoso per aver chiesto perdono per le pubblicità pop-up.
Parker ovviamente non dice nulla a cui non ci si possa arrivare da soli, ma è un ottimo modo per parlarne e sollevare il tema. Molti sottovalutano che dietro la facciata, c’è un vero e proprio “piano diabolico” per portare alla partecipazione e indurci a cliccare – soprattutto sulle pubblicità.
I sistemi automatici di colossi come Facebook sono sempre più precisi e intelligenti, pronti a ingannare il nostro cervello, scatenando la nostra voglia di social in ogni momento e luogo. Si dice che a Menlo Park abbiano un dossier su ciascuna persona, classificata secondo circa 52.000 categorie”.
Tutto questo purtroppo sta colpendo non solo i giovani ma soprattutto un sacco di persone “mature”, che comprendono forse ancor meno il mezzo dato che sono nate in epoca pre-social. Il consiglio sarebbe quello di chiudere gli account social e curare di più la vostra vita sociale reale, ma capiamo che per molti è qualcosa d’impossibile – per mille motivi – o di difficile attuazione: il suggerimento quindi è quello di mettervi dei paletti nell’utilizzo, cercando di essere un po’ più voi in controllo del mezzo per non farvi controllare a vostra volta. Sempre che ormai non sia troppo tardi.
I social sono molto utili, ma hanno anche delle controindicazioni come spiegato nel libro “Nasci, cresci e posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge?“.