È finita con il movimento No Tav che, assieme ai Cobas, si è preso il palco, dopo la fine dei comizi dei sindacati. Prima, però, il Primo Maggio torinese ha vissuto momenti di tensione.
Tutto è iniziato in via Po, dove si sono radunati a partire dalle 9,30 i manifestanti. In testa al corteo, con l’Anpi, c’erano i candidati alla presidenza della regione, Alberto Cirio, Sergio Chiamparino e Giorgio Bertola, e con loro la sindaca Chiara Appendino. In coda, l’anima più movimentista del fronte del No, a pochi metri dallo spezzone del Partito democratico. Lì è partito un primo confronto tra No Tav e polizia, che ha sbarrato l’accesso alla via. «Ci devono lasciare manifestare – ha detto lo speaker – non si capisce se lo spezzone sia del Pd o della polizia». Una fiammata, durata poco. Manganellate, spintoni. Poi la replica, attorno alle dieci, quando entrano in contatto il fronte del No e il Pd. Un appartenente al servizio d’ordine dei dem finisce a terra, travolto. Dal megafono del furgone, i No Tav urlando accuse contro la politica: «Fascisti, andate via». «Siete come Salvini». È il cortocircuito, totale, tra le anime della sinistra.
Per evitare tensioni, le bandiere dei Sì Tav sono scomparse completamente dal corteo. E le madamine e i ragazzi della lista civica di Mino Giachino hanno portato cartelloni per lo sviluppo e il lavoro. Niente riferimenti alle grandi opere.«Noi diciamo sì al lavoro e la nostra presenza oggi è in linea con i punti del manifesto Sì Tav» dicono le donne dell’Onda. «Il 6 aprile – ricordano facendo riferimento all’ultima manifestazione Sì Tav – siamo scesi in strada con i sindacati e ci è sembrato giusto scendere con loro in piazza oggi a difesa del lavoro. Celebrare questa giornata è il minimo. Noi abbiamo una piazza che è qui presente e ci chiedeva di esserci, senza nessuna polemica, senza nessuna tensione».
Ma oscurare i simboli non basta. Perché poco prima di mezzogiorno lo spezzone No Tav, bloccato all’incrocio tra via Principe Amedeo con via Roma, si fronteggia di nuovo con le forze dell’ordine. Volano lattine, bandiere, tazze. Il corteo viene respinto per 100 metri. I comizi sul palco vanno avanti, la protesta dei riders – che fanno sentire chiedendo «lavoro e dignità» e scandendo «venduti» – è già finita. La tensione si scioglie a mezzogiorno passato. Lo spezzone No Tav, appena i sindacati finiscono di parlare, si prendono piazza San Carlo.
Alberto Giachino (Reporters)
Alla fine, dicono i manifestanti, ci sono sarebbero due feriti lievi. E spazio, come accade spesso, per gli scambi di accuse tra i partiti politici. «Il Movimento 5 Stelle condanna da sempre ogni forma di violenza e per sua indole ha sempre invitato i cittadini a manifestare le proprie idee e le proprie opinioni in forma pacifica attraverso il dialogo» dice il ministro del Lavoro Luigi Di Maio.