emergenza epidemia
Gli interventi sono legati all’attuale contesto emergenziale: dal supporto ai comuni all’assistenza alle persone anziane e ai soggetti più fragili
di Andrea Gagliardi
17 aprile 2020
3′ di lettura
Ventitremila operatori volontari di nuovo in servizio. Sono i numeri del servizio civile universale ripartito giovedì 16 aprile dopo la provvisoria sospensione a causa dell’epidemia Covid-19. Gli interventi sono legati all’attuale contesto emergenziale: dal supporto ai comuni e ai centri operativi comunali di protezione civile, al sostegno al sistema scolastico; dalla realizzazione di progetti educativi o culturali, ripensati alla luce delle nuove necessità dettate dall’emergenza, al cosiddetto “welfare leggero” cioè interventi di assistenza alle persone anziane e ai soggetti più fragili in tutte quelle attività quotidiane per le quali non possono far fronte da sole in questo momento.
Dalla consegna della spesa all’assistenza agli anziani
«Vedremo così – ha spiegato il ministro per le Politiche giovanili e
lo Sport Vincenzo Spadafora – volontari del servizio civile alle prese con la consegna della spesa, dei farmaci, di pasti preparati, di libri o di altri beni di necessità ma anche impegnati a offrire assistenza da remoto, ad esempio attraverso telefonate periodiche dedicate all’ascolto e al conforto delle persone più sole oppure gestendo servizi informativi per la cittadinanza».
Servizi mai sospesi del tutto
Nelle scorse settimane, grazie all’impegno degli enti di servizio civile e alla volontà dei giovani operatori, l’attività non si era comunque mai del tutto fermata in molte aree del territorio. «Laddove c’erano le condizioni e i progetti erano già incentrati su interventi direttamente connessi alla gestione dell’emergenza – ha spiegato Spadafora – hanno continuato ad operare, anche nei giorni più complicati, oltre 3.200 volontari».
Progetti rimodulati per 10mila volontari
Ma ora si riparte a regime. E rispetto ai circa 30mila giovani impegnati originariamente a livello nazionale ed estero sono 23mila quelli in servizio. Mentre 6mila operatori volontari hanno dovuto fermarsi perché gli enti presso cui operavano sono stati costretti ad interrompere i propri progetti. In particolare «sono quasi 13.000 i giovani che riprendono le attività sospese così come erano essenzialmente previste nei progetti originari, mentre sono circa 10.000 quelli impegnati in progetti rimodulati, per i quali loro stessi in molti casi hanno partecipato alla ridefinizione di obiettivi e attività».
In cento tornati dall’estero per svolgere servizio in Italia
Tra i 23.000 volontari ci sono anche giovani che avevano scelto di svolgere il servizio civile all’estero e nei Corpi civili di pace e che, costretti a rientrare in Italia a causa dell’emergenza, hanno scelto di proseguire l’attività in Italia nei progetti rivisitati dagli enti. «Sono poco più di un centinaio – ha concluso Spadafora – ma vanno menzionati perché il loro spirito di solidarietà e il sentirsi attori principali nella difesa della Patria li ha motivati a continuare il proprio servizio seppure in modo molto diverso rispetto alle originarie aspirazioni».