Milano, 4 maggio 2002 – Alla vigilia della giornata che segna una tappa cruciale nel lento ritorno alla normalità, la Lombardia ha continuato a segnare numeri positivi, mentre il coronavirus continua a mietere vittime: 42 morti nell’arco di 24 ore, che fanno salire il tragico bilancio a 14.231 decessi. I dati diffusi ieri mostrano un lieve rallentamento dei nuovi contagi (526 contro i 533 dell’altroieri). Sono praticamente dimezzati nella Città metropolitana di Milano e anche ieri non vi è stato alcun contagio a Sondrio, ma il dato è compensato dal trend in crescita in diverse province, da Bergamo a Varese, dove suonano campanelli d’allarme. Diminuiscono i ricoverati in terapia intensiva: ieri erano 532 (–13). Sale però il numero dei ricoverati non in terapia intensiva, quindi in condizioni meno gravi: 80 in più nelle ultime 24 ore, per un totale di 6.609 ricoverati. L’altroieri si era registrato un –99, il giorno precedente un –206. Cresce anche il numero delle persone dimesse, ieri 417 mentre l’altroieri erano state 320.
Gallera: “Giorni delicati, siamo vigili”
“Sono giorni delicati, oggi e ancora di piu’ a meta’ maggio, il 18, quando riaprira’ moltissimo. Noi i risultati della crescita dei contagi li vediamo 10 giorni
dopo, quindi siamo vigili”, ha detto l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, in collegamento con Mattino 5, parlando della Fase 2, oggi al primo giorno. I dati che saranno monitorati, per capire l’andamento del contagio da covid-19, “saranno l’incremento dei positivi, ma soprattutto ricoverati e terapie intensive, e l’andamento delle chiamate al pronto soccorso. Pronto soccorso, ricoverati e terapie intensive saranno i nostri campanelli d’allarme”, ha aggiunto Gallera. Infine “il trasporto pubblico locale – ha sottolineato l’assessore – e’ uno dei grandi nodi. Forse dovranno esserci degli steward che fanno salire come al supermercato fanno entrare uno alla volta”.
Pregliasco: “Fase 2 in libertà vigilata”
“La speranza è che gli italiani continuino a uscire con i ‘piedi di piombo’, in una sorta di libertà vigilata che possa consentire di contenere la diffusione del coronavirus”. Queste le parole del virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco all’Adnkronos Salute. E ancora: “Dobbiamo però prepararci al peggio: nuovi casi possono emergere e questo lo dobbiamo tenere a mente come lo scenario più pesante e negativo che si possa avere. Scenario che può però essere un elemento su cui lavorare, per agire al meglio”.
Galli: “L’emergenza non è finita”
“L’emergenza non è finita, dobbiamo trovare il modo per gestire la riapertura e la convivenza con questo virus”, ha spiegato Massimo Galli, direttore del reparto di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano. In Lombardia, ha ricordato, molti contagi sono avvenuti in famiglia. “Ora stiamo passando da un intervento drastico di chiusura, semplice nelle caratteristiche e pesante nelle conseguenze, ma che ha ottenuto validi risultati – ha avvertito – a una situazione in cui apriamo, con la regola della “mascherina, guanti e distanza“, e una forte speranza nello “stellone”. Questo è un limite oggettivo, poteva, doveva e deve essere fatto di più, come definire i contagi nelle famiglie e i loro contatti. Ora si torna al lavoro, ma bisogna che sia fatto con determinate regole e certezze sul monitoraggio dei lavoratori”. Un allarme in vista delle riapertura, con i prossimi giorni come banco di prova per fase 2. “Siamo in una fase di discesa – ha spiegato il presidente della Regione, Attilio Fontana – che ci fa vedere la fine di questo incubo. Credo che il nuovo piccolo passo avanti che faremo per riacquistare un minimo di libertà sarà molto condizionato da come noi ci comporteremo. Se ci comporteremo in modo corretto, il virus lo mettiamo in un angolo”.
Bertolaso: “Massima prudenza”
“Ho vissuto sulla mia pelle la malattia del Covid-19 ed è stata durissima”, ha detto Guido Bertolaso, consulente delle Regioni Lombardia e Marche per l’emergenza coronavirus, ospite di ‘Live – Non è la d’Urso su Canale 5, domenica sera. “Tra la gente – ha detto Bertolaso – si percepisce la voglia di ripartire. Tutti dicono che dopo il rischio di morire per il virus, adesso si rischia di morire di fame. Io sono dalla parte di quelli che dicono che bisogna rimettere in moto tutto il sistema Italia, ma non deve essere un liberi tutti, il rischio esiste. Ho vissuto sulla mia pelle la malattia del Covid-19 ed è stata durissima. Credo – ha concluso – che solo chi ha subito questo genere di esperienze possa parlare con reale cognizione di causa e invitare alla massima prudenza”.
I dati delle province
Scorrendo i dati sulle province, migliora nettamente la situazione a Milano, che fa però ancora registrare il numero più alto di contagi: 118 nuovi casi nella Città metropolitana, di cui 41 a Milano città. L’altroieri erano 249 complessivamente, 115 solo a Milano città. Ed è il calo dei contagi nel Milanese a far segnare numeri positivi, mantenendo il trend in linea, perché in diverse province si registra un leggero aumento. Il Lodigiano, dove è partita l’emergenza, segna 30 contagi in 24 ore, rispetto ai 23 e 28 dei giorni precedenti. A Monza-Brianza +78, rispetto al +16 dell’altroieri e al +25 di venerdì. Nella Bergamasca, altra zona flagellata dal virus, 59 nuovi contagi. L’altroieri erano 34, il giorno prima 47. Migliorano i dati nel Bresciano: dal +70 dell’altroieri al +29 di ieri. In provincia di Lecco si è passati invece da un +13 a un +54, nel Varesotto da un +10 a un +68. Si avvicina a quota zero casi Mantova (+5). Risultato già raggiunto da alcuni giorni dalla provincia di Sondrio.
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