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Coronavirus, le Borse Ue affondano: Milano -3,5%. Anche Wall Street in profondo rosso

Mar 6, 2020

MILANO – Ore 16:00. Borse in ribasso e obbligazioni in rialzo a nuovi livelli record (con i rendimenti che si muovono inversamente ai minimi storici) nell’ennesima seduta segnata dalla paura per il coronavirus. A poco serve l’ottimo rapporto sul mercato del lavoro Usa, che si riferisce a febbraio ma è inevitabilmente superato dagli ultimi eventi: le vendite mettono a repentaglio il +2% settimanale fin qui diffeso dalle azioni globali, motivato dalle manovre eccezionali della Banche centrali a supporto dei mercati.

L’umore dei mercati europei si fa ancor più nero con l’apertura pesante di Wall Street, dove il Dow Jones e il Nasdaq perdono il 3,2% e lo S&P500 cede il 2,9 per cento. Milano peggiora al -4,3%, le altre sono in linea: Londra perde il 3,85%, Francoforte arretra del 3,85% e Parigi del 4,25 per cento. A Piazza Affari gli occhi si puntano su Poste Italiane, che ha alzato le stime per il 2020 nonostante l’epidemia ed è tra i pochi titoli del paniere principale a resistere all’ondata di vendite, e sui conti di EssilorLuxottica. Tra i peggiori si segnala Prysmian.

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Il titolo di Stato trentennale americano ha visto il suo rendimento scivolare per la prima volta sotto l’1,5%, il decennale sotto lo 0,9%, il Bund tedesco ha aggiornato il record a dieci anni con il -0,74% mentre quello cinese è a livelli che mancavano dal 2002. Con i titoli più sicuri che vedono scendere i rendimenti, sale lo spread tra il Btp decennale e l’omologo Bund tedesco: arriva a vedere 190 punti sugli schermi Bloomberg, per poi ritracciare a 182. Il rendimento del decennale si porta poco sotto l’1,1 per cento. Proprio ieri il governo ha approvato il piano che prevede maggior deficit per 6,3 miliardi e misure che verranno messe in pista per contrastare il contraccolpo economico del Covid-19 da oltre 7 miliardi. Intanto l’agenzia di rating Moody’s ha portato le stime per il Pil italiano al -0,5% per quest’anno.

Rep

“Il focus è tutto concentrato sulla diffusione del coronavirus fuori dalla Cina e non vedremo un assestamento dei mercati finché non sarà raggiunto il picco dell’epidemia”, riconosce Susan Buckley, strategist di QIC Ltd. che ha in portafoglio oltre 50 miliardi di dollari, a colloquio con la televisione di Bloomberg. Poi l’ammissione: “Durerà più di quello che la maggior parte di noi si aspettava”.

Le Borse asiatiche hanno accusato pesanti ribassi: Tokyo è scesa ai minimi da 6 mesi dopo l’ennesima correzione che ha fatto perdere al Nikkei il 2,72% a quota 20.749,75, con una flessione di 579 punti. Sul mercato valutario lo yen – considerato un bene rifugio – riprende la manovra di apprezzamento sul dollaro a 105,80, e sull’euro poco sotto a un valore di 119. Perdita del 2,16% anche per Hong Kong, mentre la Piazza di Shanghai si attesta sul -1,2 per cento. La Banca centrale del Giappone (Boj) – dicono i media locali – ha allo studio nuove misure di sostegno per i settori economici maggiormente colpiti dall’espansione dell’epidemia. I consumi delle famiglie giapponesi intanto sono emersi calo per il quarto mese consecutivo dopo l’aumento dell’Iva decisa dal governo di Tokyo lo scorso ottobre: a gennaio – quando ancora il caos della malattia non era deflagrato – le spese dei nuclei familiari composti da almeno due persone sono calate del 3,9%.

In questa buriana passa in secondo piano il fatto che l’economia americana abbia creato in febbraio 273.000 posti di lavoro, con tasso di disoccupazione sceso al minimo da mezzo secolo al 3,5%: dati migliori delle attese degli analisti, che scommettevano su 175.000 posti. Sempre tra i dati macro si segnala che gli ordini all’industria in Germania salgono del 5,5% mensile a gennaio dopo il -2,1% di dicembre e contro un atteso +1,4%. In Italia si stima per le vendite di gennaio una variazione congiunturale nulla in valore e un lieve aumento in volume (+0,1%) rispetto a dicembre. Sempre Istat, nella sua relazione mensile sull’economia, dice che l’indicatore anticipatore “continua a registrare tassi di crescita negativi, evidenziando che lo scenario a breve termine della nostra economia rimane caratterizzato da prospettive di persistente debolezza dei livelli di attività economica. Anche questo indicatore non riesce ancora a stimare gli effetti legati all’emergenza sanitaria in corso”.

Tra le materie prime, infine, la corsa ai beni rifugio continua a premiare l’oro che si appresta a chiudere la migliore settimana dall’ottobre 2011. Lo spot gold avanza dello 0,1% a 1.671 dollari l’ondia, dopo avere guadagnato questa settimana oltre il 5%. Il prezzo del petroliosi muove in netto calo nonostante l’intesa per un taglio alla produzione da 1,5 milioni di barili al giorno tra i paesi Opec. Oggi è previsto l’incontro con gli altri produttori, tra cui la Russia, ma il fronte comune è tutt’altro che scontato: il Wti e il Brent arrivano a perdere più del 6% nel pomeriggio.

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