emergenza covid
In vista del ritorno sui banchi di circa 2 milioni di studenti delle superiori governo e regioni stanno mettendo a punto il piano di rientro. Tre gli assi condivisi: una corsia preferenziale per le scuole nel tracciamento delle Asl, nuove risorse per il trasporto pubblico e maggiore coordinamento sullo scaglionamento degli orari di ingresso di scuole, ma anche di uffici e attività economiche
di Andrea Gagliardi
In vista del ritorno sui banchi di circa 2 milioni di studenti delle superiori governo e regioni stanno mettendo a punto il piano di rientro. Tre gli assi condivisi: una corsia preferenziale per le scuole nel tracciamento delle Asl, nuove risorse per il trasporto pubblico e maggiore coordinamento sullo scaglionamento degli orari di ingresso di scuole, ma anche di uffici e attività economiche
22 dicembre 2020
2′ di lettura
Il piano per far riaprire le scuole superiori il 7 gennaio, come vuole la ministra Lucia Azzolina, è quasi pronto. Ma la variabile della mutazione inglese del Covid, che accelera la trasmissione del contagio, rischia di compromettere l’impegno del governo di far rientrare gli alunni in aula.
La cautela dei presidi
«Con questa circolazione del virus non penso che il 7 gennaio le scuole possano riaprire», dice a chiare lettere Walter Ricciardi (consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza), che alla luce della mutazione anglosassone auspica un nuovo lockdown. Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, si è detto contrario a riaprire le classi dopo le feste perchè «la decisione va presa su piani epidemiologici». I presidi dal canto loro sono cauti sulla prospettiva di riportare in classe gli studenti. «Non intendiamo sostituirci alle autorità sanitarie. È del tutto evidente che bisogna partire da quello che sostengono loro e sulla base di questo verranno prese le decisioni più opportune -spiega il presidente dell’Associazione Nazionale presidi ,Antonello Giannelli – Per parlare con cognizione di causa bisogna sentire gli esperti del settore».
Rischio epidemiologico da monitorare
I dirigenti scolastici contano sul tempo da qui al 7 gennaio per avere la situazione più chiara dal punto vista sanitario, ovvero capire gli effetti della variante inglese e l’impatto sulla virulenza. «Abbiamo un po’ di tempo e credo ci sia la possibilità di valutare se effettivamente questa nuova variante del virus può comportare dei rischi rispetto all’apertura», aggiunge Giannelli.
Pronto il piano di rientro
Intanto, in vista del ritorno sui banchi di circa 2 milioni di studenti delle superiori governo e regioni stanno mettendo a punto il piano di rientro. Tre i punti condivisi: una corsia preferenziale per le scuole nel tracciamento da parte delle Asl, nuove risorse per il trasporto pubblico e maggiore coordinamento sullo scaglionamento degli orari di ingresso di scuole, ma anche di uffici e attività economiche. Con gli orari di entrata nelle scuole potrebbero essere suddivisi dalle ore 8 alle ore 10. Al netto, ovviamente, degli sviluppi legati all’emergenza sanitaria. Da sciogliere resta la quota di studenti che ritorneranno in classe: diverse regioni el’Upi chiedono una ripresa graduale delle lezioni in presenza a gennaio, partendo dal 50% (oggi è fissato il 75%), per poi pian piano salire. Conciliare gli ingressi in presenza con la capienza del trasporto pubblico, al momento ferma al 50% per rispettare le regole sanitarie resta il nodo principale.