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Coronavirus, la Fed non basta. Borse Ue in rosso, ma recuperano nel finale. Il Fmi: “Pronti a muovere mille miliardi”

Mar 16, 2020

MILANO – Ore 10. La mossa a sorpresa della Federal Reserve, che nella serata italiana di domenica ha praticamente azzerato i tassi e garantito acquisti di titoli per 700 miliardi di dollari nei prossimi mesi, non sembra sortire gli effetti desiderati sui mercati. Nonostante le Banche centrali – dall’Europa al Canada, passando per Giappone e Inghilterra e Svizzera – abbiano annunciato un coordinamento per servire liquidità ai mercati, gli scambi asiatici si sono mossi al ribasso e l’apertura delle Borse europee è in profondo ribasso. Anche i future su Wall Street non lasciano ben sperare con perdite intorno al 5 per cento. Di contro, i Treasury americani – i titoli di Stato di Washington – e i bond in generale si sono rafforzati.

Milano peggiora dopo l’avvio e il Ftse Mib vede il -8 per cento, con una raffica di sospensioni a congelare molti titoli pesantemente venduti. Contraccolpo anche su Fca, che ha annunciato la chiusura forzata di molti stabilimenti Ue fino alla fine di marzo. L’unica eccezione resta Diasorin, la società del biomedicale che sta portando a compimento la realizzazione di un test per diagnosticare in poco tempo la positività al COVID-19. Non va certo meglio per le altre Piazze europee: Parigi perde il 9,9%, Londra il 7,7% mentrla Borsa di Francoforte picchia dell’8,3 per cento.

Pesano tremendamente le preoccupazioni legate alla diffusione del coronavirus, che secondo gli esperti di Goldman Sachs porterà il Pil Usa a scendere del 5% nel secondo trimestre dell’anno, dopo la crescita piatta dei primi tre mesi: il consuntivo per il 2020 rischia a questo punto di essere uno striminzito +0,4%, dall’1,2% inizialmente stimato. Grave anche l’allarme lanciato da easyJet, che si fa portavoce delle difficoltà delle compagnie aeree e parla di “un futuro incerto” e di assenza di garanzia sul fatto che “potranno sopravvivere”.


“La Fed ha optato per un intervento d’emergenza nel fine settimana: credo che significhi che sono realmente preoccupati per l’andamento dell’economia” nel suo complesso, ha commentato a Bloomberg Kim Forrest, a capo degli investimenti di Bokeh Capital Partners. “In circostanze normali, una simile risposta di politica monetaria porrebbe un limite alle vendite sugli asset rischiosi e darebbe spinta per una risalita”, ha scritto in una nota lo strategist di Société Générale, Jason Daw. Ma questa volta sembra impossibile affidarsi alle tradizionali convinzioni: “Lo choc sulla crescita economica sta diventando esponenziale e giustamente gli investitori si chiedono cosa altro possano fare le Banche centrali” per evitare una spirale recessiva: le loro armi sono ormai tutte sul campo.

In attesa del Cdm che in Italia lancerà il piano da 25 miliardi di aiuti per l’economia, l’euro apre sopra 1,11 dollari e il biglietto verde arretra dopo le mosse Fed: la moneta europea passa di mano a 1,1150 dollari e cala a 118,55 yen. Giu’ il dollaro/yen a 106,31. Lo yen, considerato un bene rifugio, continua la sua ascesa. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si è di nuovo allargato alla riapertura dei mercati, arrivando di slancio fin quasi a 260 punti base (dai 233 della chiusura di venerdì scorso) e vedendo il rendimento del decennale italiano salire oltre il 2 per cento. Istat ha certificato che a febbraio l’inflazione si è fermata allo 0,3%, meno dello 0,4% stimato in via preliminare: un rallentamento rispetto a gennaio, quando i prezzi annui erano saliti dello 0,5%. La variazione mensile dei prezzi è stata negativa, sempre a febbraio, dello 0,1 per cento.

Le vendite sulle Borse asiatiche

Questa notte, la Borsa di Sydney ha chiuso la seduta con la peggiore perdita registrata in un singolo giorno dal 1987: l’indice S%P/ASX 200 brucia 537,3 punti, a quota 5.002 (-9,70%). Solo Tokyo ha segnato un breve rialzo in avvio, dopo l’annuncio che la Boj, la Banca del Giappone ha anticipato ad oggi il meeting previsto per mercoledì e giovedì, per aumentare la gamma d’interventi a supporto all’economia con l’incremento degli acquisti annui di titoli di Stato e fondi comuni. Il Nikkei è poi però tornato in calo per chiudere a -2,46 per cento, mentre Hong Kong ha ceduto il 4,03%, Shanghai il 3,4% e Singapore il 3,7%.

I numeri che stanno uscendo in Cina danno la misura della portata economica del virus, con un tracollo del 24,5% annuo – nel primo bimestre del 2020 – degli investimenti delle attività fisse. Tra gennaio e febbraio, le vendite al dettaglio della seconda economia al mondo sono calate del 20,5% rispetto al 2019: il primo tonfo mai registrato dalla statistica di Pechino. Nello stesso periodo, la produzione industriale è scesa del 13,5 per cento: un dato che non si vedeva dai primi anni Novanta.

Petrolio di nuovo in caduta

Tra le materie prime, i prezzi del petrolio tornano a scendere, per la pandemia da coronavirus e la guerra tra Russia e Arabia Saudita e il Wti scende brevemente del 5,5% sotto i 30 dollari sui mercati asiatici, prima di risalire sopra questa soglia. Attualmente i future sul Light crude Wti cedono del 2,9% a 30,81 dollari e quelli sul Brent del 4,4% a 32,35%. A fine settimana il greggio aveva subito un’impennata dopo l’annunciato aumento delle riserve Usa da parte di Donald Trump, ma in precedenza aveva subito la peggior discesa dal 2008 perdendo il 23% in una settimana.

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