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Coronavirus, italiano in quarantena in Cina: identificato con il codice QR

Mar 1, 2020

Antimo Cappuccio è un avvocato italiano che lavora da 15 anni a Shanghai. Venerdì lascia la famiglia a Napoli e da Milano, via Francoforte, torna in Cina. Qui viene identificato tramite un codice QR e scatta subito la quarantena per due settimane, per il coronavirus. L’Italia per la Cina è uno dei Paesi a richio e le regole sono rigidissime. Davanti a casa Cappuccio ha trovato un checkpoint sanitario.

Cappuccio ci racconti il suo viaggio dall’Italia a Shanghai?

“Sono rientrato a Shanghai lo scorso venerdì 27 febbraio, con volo da Milano via Francoforte. All’arrivo in Cina tutti i passeggeri hanno dovuto compilare un “health declaration” fornendo alcuni dati, tra cui dove si è stati negli ultimi 14 giorni. Per uscire dall’areo era necessario indossare una mascherina protettiva e chi non l’aveva, l’ha ricevuta dall’equipaggio. Non vi sono state ulteriori particolari formalità, a parte il rilevamento della temperatura (che negli aeroporti cinesi è previsto di norma già da alcuni anni).”


Ma cosa è accaduto quando è arrivato a casa a Shanghai?

“Vivo in un condomino nella zona dell’ex concessione francese di Shanghai, all’ingresso del condominio ho trovato una sorta di checkpoint dove, prima di accedere, viene rilevata la temperatura. Chiunque rientra da fuori Shanghai (come appunto me) deve inoltre scannerizzare un QR code che dà accesso ad un software che ti identifica mediante il numero di telefono e che riportava già le mie informazioni rilasciate all’arrivo in aeroporto (ossia, data di arrivo in Cina, provenienza, etc). La Cina ha adottato misure di prevenzione per il contenimento dell’epidemia di coronavirus molto rigide. Tali misure variano da città in città e spesso, nell’ambito della stessa città, da quartiere a quartiere. I condomini, a loro volta, possono introdurre proprie regole di accesso”.



Per lei è scattata la quarantena perché arrivava dall’Italia?


“Sì. A dire il vero il mio condominio non ha previsto proprie regole di accesso, per cui posso entrare ed uscire con la mascherina se devo comprare dei beni di prima necessità. Al contrario, l’edificio del mio ufficio, ha regole di accesso molto rigide, ed è richiesta una quarantena obbligatoria di 14 gironi per chiunque rientri a Shanghai da altre zone della Cina o da Paesi dove è in corso l’epidemia (tra cui Italia, Korea, Giappone, ecc)”.

Com’è la situazione a Shanghai?

“A Shanghai, che ha registrato un numero di contagiati molto ridotti (meno di 350 secondo i dati ufficiali), la situazione Inizia a normalizzarsi. Uffici, negozi, centri commerciali e ristoranti iniziano a riaprire e per le strade cominciano a vedersi molte più persone. Ciò detto, le misure di prevenzione sono ancora molto rigide e rispettate da tutti. L’uso della mascherina è obbligatorio per accedere in molti luoghi pubblici ed è indossata da tutti. Vi è una generale partecipazione della popolazione al rispetto delle regole di prevenzione indicare dal governo e chi non le rispetta viene mal visto”.

Come vive la quarantena?

“Dovrò fare una quarantena di 14 giorni a casa, ma posso tuttavia uscire per acquistare beni di prima necessità, indossando naturalmente la mascherina. Non sarà pesante e credo sia giusto evitare il propagarsi del virus”.

Queste misure sono state prese perché lei è italiano?

“C’è molto senso di responsabilità ed una diffusa consapevolezza dei rischi a cui ciascuno può esporre gli altri. Tali regole non riguardano solo chi proviene dall’Italia, ma chiunque rientri a Shanghai da altre aree della Cina o da paesi dove è in corso l’epidemia, tra cui appunto l’Italia. PNon ho percepito nessuna discriminazione per il fatto di essere italiano, però chi rientra in Cina da certi Paesi, incluso l’Italia, deve fare quarantena per 14 giorni. È anche una questione di responsabilità”.

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