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Divieti d’ingresso, pioggia di rinvii, permessi premio negati ai detenuti. E bando improvviso per le copie di cortesia degli atti, finora tanto gradite
di Maurizio Caprino
4 marzo 2020
3′ di lettura
Il coronavirus non fa sconti: a Milano sono stati contagiati anche due magistrati. Cioè due appartenenti alla categoria che nei primi dieci giorni dell’emergenza ha dettato le regole. Tutelando soprattutto sé stessa, secondo le malelingue. La verità è che ognuno – togati, cancellieri, avvocati – si è arrangiato come ha potuto, di fronte al silenzio del ministero della Giustizia. Ecco una raccolta degli episodi più curiosi.
Il rinvio fai-da-te
Non si può sapere se sarà il più efficace, ma di certo il rimedio più “convincente” lo hanno trovato nella cancelleria di un Tribunale calabrese. Di fronte al caso di un cittadino bergamasco in favore del quale bisognava espropriare un terreno, hanno prospettato al suo avvocato due possibilità alternative: rinviare tutto a giugno o, se il cittadino avesse rinunciato a essere presente delegando tutto al suo legale, procedere immediatamente (come era stato programmato). Facile immaginare quale risposta sia arrivata da Bergamo.

Divieti, ostacoli e copie cortesia
A Potenza il fai-da-te è arrivato a vietare l’ingresso a Palazzo di giustizia ad avvocati provenienti da Milano, in uno dei primi giorni dell’emergenza. A Milano si racconta di udienze tenute a finestre aperte, nel tentativo non dichiarato di dissuadere i presenti dal restare in aula. In un tribunale romagnolo si sono tenute udienze con scrivanie frapposte tra le parti e il giudice.
Un po’ dappertutto, come per magia, è diventata sgradita una prassi introdotta al debutto dei processi telematici: quella delle copie-cortesia, richieste dai magistrati per evitare di studiare gli atti a video. La paura del virus fa preferire questo disagio.
I problemi di costituzionalità
A Bergamo all’inizio dell’emergenza si era verificata una delle situazioni più imbarazzanti: gli accessi al Palazzo di giustizia sono stati contingentati e la presenza degli imputati alle udienze penali è stata permessa solo dietro diretta assunzione di responsabilità dei loro avvocati sulle conseguenze di un eventuale contagio. Limitazioni analoghe in altre città.