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Coronavirus, i medici di Msf tra Lodi e Codogno: “Un braccialetto elettronico per il monitoraggio sanitario di chi è positivo a casa”

Mar 19, 2020

Da Codogno a Lodi. Da una settimana un team di Medici Senza Frontiere si è gettato nella mischia del coronavirus per dare aiuto in una delle aree più colpite del Paese con l’obiettivo di interrompere la trasmissione del Covid 19 e di proteggere gli operatori sanitari.

Sul campo, in prima fila, c’è la presidente di Msf Italia, infettivologa, una lunga esperienza in Africa, in Paesi stremati da altre epidemie. “Era importante esserci e provare a dare il nostro contributo. Negli ospedali tra Lodi e Codogno – racconta – siamo stati accolti con stupore e sollievo. Con i colleghi degli ospedali in cui lavoriamo ci siamo capiti subito. Abbiamo iniziato ascoltando, perché sappiamo che in un’epidemia i medici hanno un estremo bisogno di parlare, di raccontare ciò che hanno visto in reparto tutto il giorno. Abbiamo sentito i racconti di medici e infermieri straordinari, abbiamo visto le loro lacrime. Ascoltando siamo diventati in poche ore un’unica squadra e abbiamo iniziato a lavorare insieme fianco a fianco”.

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Attività negli ospedali a supporto del personale sanitario ma anche un fondamentale lavoro sul territorio in aiuto dei medici di base e degli operatori chiamati a prestare l’assistenza sanitaria ai pazienti positivi che non hanno bisogno di ricovero. Un compito quest’ultimo delicatissimo in giorni in cui – per la drammatica situazione negli ospedali – chi è ammalato a casa ha la sensazione di essere abbandonato a se stesso.

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“Un braccialetto elettronico – spiega Lodesani – misurerà i parametri da tenere sotto osservazione, così il paziente sarà monitorato a distanza e il medico di famiglia visiterà solo chi ha effettivo bisogno di cure. L’idea è di creare un modello replicabile in altre parti d’Italia e d’Europa. Questo modello di presa in carico del paziente non ospedalizzato è stato già applicato da Msf durante le epidemie di Ebola. La differenza è che in molte regioni africane, dove mancano gli apparati tecnologici, l’osservazione continua viene svolta da operatori sanitari che si recano a casa delle persone malate”.

Anche la presidente di Msf rilancia l’appello alla responsabilità: ” Mai come per combattere questa epidemia globale ognuno deve fare la propria parte e agire insieme, è uno sforzo collettivo che riguarda tutti noi”.

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informazioni aggiornate al 19 marzo 2020
L’epidemia in Italia e nel resto del mondo di Covid-19, la malattia causata dal coronavirus Sars-Cov-2, prosegue. In Italia i contagiati sono oltre 30mila, i morti più di tremila. L’emergenza sta mettendo in ginocchio intere regioni, in particolare la Lombardia.

L’Italia è il paese più colpito dopo la Cina e anche quello che per primo in Occidente ha messo in campo misure straordinarie, decidendo la chiusura di tutti gli esercizio commerciali non essenziali e chiedendo alla popolazione di limitare gli spostamenti. Un modello che stanno iniziando a imitare in tutto il mondo.

Ancora si attende l’arrivo del picco, mentre gli scienziati cercano di stimare quando arriverà e le strutture sanitarie combattono ora dopo ora per reggere l’urto dei contagiati.

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